Con un piede dentro e uno fuori
La strana assenza del centrodestra al consiglio comunale di lunedì
Rassegnare le dimissioni è un atto nobile, importante, che marca un passaggio cruciale nell'adesione o meno a una posizione politica, quando si fa politica. Ci si può dimettere per tanti motivi: per protesta, per lasciar posto a qualcun altro, per tattica, perché ci si rende conto di essere inadeguati o di non avere più un ruolo specifico.
Lunedì, come tutti i torremaggioresi sanno, c'è stato un surreale consiglio comunale. Il centrodestra (che è maggioranza nelle sue multiformi articolazioni) non s'è presentato, facendo di fatto rimandare il voto sulla nuova giunta e sulla nuova presidenza del consiglio stesso. Come antefatto, a quanto dicono i beninformati, per i consiglieri di centrodestra c'è stato un passaggio da un notaio per mettere le firme sull'impegno a dimettersi. Pare che non tutti abbiano firmato.
Ora, questo comportamento è strano assai. In fondo il centrodestra a Torremaggiore aveva un modo semplicissimo per ottenere - se lo voleva - lo sciogliemento del consiglio comunale: votare contro le linee programmatiche del sindaco Vincenzo Ciancio, che a quel punto si sarebbe dovuto dimettere e, andando a casa, avrebbe sancito anche la fine della consiliatura. Ma non l'hanno fatto. Semplicemente non si sono presentati. Strano, stranissimo atteggiamento, no?
Due sono le possibilità: o questi ineffabili consiglieri andando da un notaio avevano una genuina volontà di porre termine a qualcosa che ritengono sbagliato. Oppure volevano mandare un segnale. E le due cose non sono conciliabili.
Nel primo caso, dovrebbero comportarsi di conseguenza e formalizzare le loro dimissioni, che non possono essere atto privato da depositare presso un notaio (come un contratto, un rogito o un testamento), ma un atto pubblico da presentare in consiglio. Quindi, se non condividono quel che accade, non hanno che da andare in consiglio dimissionari.
Ma se, come u' Scazzamurrill' pensa, quei consiglieri di centrodestra hanno voluto lanciare un messaggio, sia col passaggio dal notaio sia con l'assenza al consiglio, è bene che questo messaggio sia chiaro a tutti i torremaggioresi. Ed è evidente che, a parte la provocazione precedente, l'intento dei consiglieri di centrodestra era quello di lanciare un messaggio, sennò si sarebbero semplicemente dimessi o avrebbero fatto cadere il sindaco.
Qual è il messaggio? Non è difficile decodificarlo. Il messaggio è: caro sindaco, se te ne vieni con noi, facendo un bel ribaltone (ricordate? come fece il sindaco precedente), puoi amministrare, hai una maggioranza. Insomma, un amo gettato, un invito che però non rende giustizia al sindaco, il quale di fare ribaltoni non ne vuole proprio sapere. L'ha detto chiaro e tondo lunedì, a membri del centrosinistra che si sono riuniti dopo il consiglio comunale abortito: a fare ribaltoni non ci pensa nemmeno. D'altronde, chi conosce la lealtà di Vincenzo non ha mai preso neanche per un attimo in considerazione l'ipotesi . Solo chi non la conosce poteva scommettere su quest'idea balzana.
A questo punto, i consiglieri del centrodestra- quello ufficiale - devono fare una scelta senza sognare più impossibili capovolgimenti. O prendono atto che dare un'amministrazione alla città è importante e la smettono con questi giochini delle tre carte, o siano conseguenti e presentino le dimissioni: se hanno numeri sufficienti per sciogliere il consiglio, tutti a casa e si vota l'anno prossimo. E non c'è bisogno manco del notaio.
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