E Lenin diceva: "Che fare?"
Che triste scena, ieri, di fronte al principale seggio elettorale. Due pezzi del Pd che si scrutavano in cagnesco. Un pezzo del partito pareva soddisfatto, di cosa poi? Un altro pezzo depresso.
Eppure, l'idea di u' Scazzamurrill è che dalle grandi sconfitte possono nascere grandi vittorie. Tutto sta a imparare la lezione.
"Che fare?" direbbe dunque Lenin se fosse vivo e fosse torremaggiorese. U' Scazzamurrill' prova a fare alcune considerazioni, vediamo se vengono raccolte.
1) La strategia dietro la candidatura "ufficiale" del Pd è stata scriteriata. Sostanzialmente, chi ha espulso (ma per finta...) Marolla, ha fatto la campagna elettorale per Marolla. Come era logico: dai tempi di Stalin son passati decenni. E' quindi un obbligo morale per chi ha elaborato quella strategia quello di assumersene le responsabilità e trarne le conseguenze.
2) Se Atene piange, Sparta non ride. E' vero che Marolla ha ottenuto 1.700 voti nella sua lista collegata. E' tuttavia anche vero che ha fallito l'obiettivo dell'elezione, anche se potrebbe rientrare tra i recuperati. Cioè ha dato la prova di non avere la forza politica per essere l'eventuale candidato per ulteriori scadenze elettorali del Pd, perché la sua discesa in campo è stata un ulteriore elemento di divisione. E di non avere neanche la forza elettorale, perché con 1.700 voti non si va da nessuna parte.
3) E comunque, quanti di quei voti sono voti "per" e quanti voti "contro"? La mia impressione è che tantissimi siano "contro". Peraltro, la bizzarra presa di posizione di elementi di destra negli ultimi giorni, mi fa pensare che anche i voti "pro-" sono voti d'opportunità momentanea. E, tuttavia, se il fronte marolliano dovesse insistere nell'attribuirsi quella presunta forza elettorale, allora si troverebbe paradossalmente ad accreditare chi dice che, se 1.700 han votato per lui, 2.200 hanno votato contro di lui. Quindi: se era un referendum nel partito pro o contro Marolla, Marolla l'ha perso.
4) Peraltro, se il fronte marolliano continua ad attribuirsi una forza elettorale di 1.700 voti, allora dovrebbe spiegare come mai alle primarie del 14 ottobre la lista Letta prese "solo" 590 voti. Forse che, per tarpare le ali al rinnovamento, qualcuno da quella parte non fece il possibile? Consiglierei a Marolla di suggerire ad alcuni cagnetti del suo entourage una maggiore prudenza nel tentare d'intimidire quelli che nel Pd hanno mantenuto una posizione equilibrata. Altrimenti, rischia che il partito finalmente trovi davvero l'unità: ma contro di lui!
5) Nell'ultimo giorno utile s'è tenuto un comizio "unitario" in cui bizzarramente mancava il partito più grande dell'alleanza di centrosinistra: il Pd. La segreteria del partito ha sicuramente sbagliato a non tenere in mano le redini di quell'iniziativa e a non salire su quel palco per chiudere il comizio. E tuttavia, quel comizio pone un problema anche ai partiti più piccoli della coalizione: l'interlocutore per loro è Marolla o il Pd? Perché se l'interlocutore è Marolla, oggi come oggi, si possono scordare di essere una coalizione col Pd. E, viste le proporzioni, a loro non credo che convenga. Se l'interlocutore è il Pd, che a loro piacciano o no, dovrebbero interloquire con i loro organismi direttivi senza interferire nella vita interna del partito, per quanto sia al momento traballante.
6) Poi c'è il dossier Marolla. Per tutta la campagna elettorale ha ribadito di essere tuttora parte del Pd. A ragione. E tuttavia, dopo il 13 e 14 aprile, ha agito come se fosse parte di un'altra formazione politica. A questo punto, deve decidere e lo deve fare pubblicamente: intende continuare a essere parte del Pd o trasformare la sua presunta forza elettorale in un altro partito? Nel secondo caso, dovrà collocarsi in qualche modo nello schieramento politico. Nel primo caso, dovrà riconoscere gli organismi direttivi e la segreteria del partito, non agendo certamente da segretario ombra.
7) Le elezioni hanno dimostrato a Torremaggiore che il modo di far politica degli ultimi 30 anni, basato sui personalismi, non funziona. Ci si spacca, si creano inutili faide. Si perde tutti. O il Pd volta davvero pagina e smette di essere la sommatoria dei problemi degli ex Ds e dell'ex Margherita, oppure continuerà a spaccarsi e a obbedire al capetto di turno - torremaggiorese, sanseverese, foggiano, manfredoniano, cerignolano o quel che minchia volete - non rispondendo alle esigenze del territorio. Questa campagna elettorale ne è stata dimostrazione: contenuti zero, attacchi e piantigreci a iosa.
8) L'unica maniera per uscire da quest'impasse è rovesciare il metodo, come il Comitato per il Partito democratico a Torremaggiore ha detto per due anni e come continuano a dire i suoi superstiti esponenti. I candidati devono essere l'ultimo dei problemi. Bisogna ricominciare dal progetto. Bisogna lavorare un programma di democrazia partecipativa, attraverso il metodo della condivisione. Non c'è altro modo. Qua c'è gente che Marolla se lo sogna la notte, come incubo o come sogno erotico. E così si perde. Invece bisogna lavorare, assieme alla cittadinanza, a elaborare un progetto di futuro per Torremaggiore. Attorno a quel progetto, poi, emergeranno naturalmente le personalità più adatte per guidarne i diversi aspetti. Ed emergerà in modo naturale un rinnovamento tanto anelato, quanto finora tradito.
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