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U' Scazzamurrill' appare all'improvviso. E' uno gnomo simpatico e dispettoso, che mangia solo frittelle e regala tarì, le antiche monete del Regno di Napoli, alle belle ragazze. Da tempo a Torremaggiore non si vedeva più. Ma oggi ha deciso di riapparire...

martedì, novembre 23, 2010

30 anni fa in Irpinia

Il 23 novembre 1980, alle ore 19.35, un sisma d'intensità inaudita colpì Irpinia, Lucania e il Napoletano. Di seguito il documentario di Lina Wertmuller, un'incredibile testimonianza. Un'analisi che fa capire anche tante cose...è veramente da vedere per intero.










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giovedì, luglio 08, 2010

L'Aquila, un meraviglioso pacchetto di mischia

Nonostante le manganellate, gli aquilani fanno pacificamente valere le proprie ragioni



Come pensavano di fermarli? L'Aquila è città di rugby, gli aquilani sanno essere un meraviglioso pacchetto di mischia. E così non sono bastate le manganellate, non sono bastati i divieti. Gli aquilani sono riusciti a passare via del Corso, ieri a Roma, e ad arrivare sotto i balconi di Palazzo Chigi a urlare la loro sacrosanta indignazione contro un regime che li ha prima sfruttati a scopo mediatico e poi abbandonati a vivere la cruda realtà di una città annichilita dal terremoto e dall'indifferenza.

Dovevate vederli, gli aquilani, davanti alla sede della presidenza del consiglio. Gente di tutti i tipi, di tutte le età, sindaci con la fascia, gonfaloni delle città del cratere. Qualcuno usava i campanacci, qualcun altro ha tirato fuori addirittura una "vuvuzela". Tutti indifferentemente incazzati neri. Anzi, nero-verdi, come il colore di quelle bandiere che sventolavano orgogliosissimi.

Eppure la giornata è stata tesa. Solo un regime al crepuscolo può pensare di fermare la protesta annullandone la visibilità. E così si voleva impedire agli aquilani di raggiungere la Camera. Sono volate le manganellate delle forze dell'ordine, almeno due ragazzi sono rimasti feriti. Perché poi? A Roma di manifestazioni ce ne sono tutti i giorni. Eppure di quella manifestazione, lorsignori avevano paura. Forse perché hanno riempito di tante frottole le teste degli italiani e hanno paura che si sveglino scoprendo che su un avvenimento che ha riempito il cuore di tutti di dolore, si siano fatte speculazioni e si siano raccontate fandonie.

Quindi, hanno perso la testa. Invece di permettere, semplicemente, a gente civile e pacifica (non certo pericolosi black bloc, guardate le immagini di Sky per capire) di andare a urlare la loro giusta indignazione davanti alla Casa degli italiani (loro che una casa l'hanno persa), hano dato ordine di impedirla. Anche usando la violenza. Ecco, un regime al crepuscolo tende a usare la censura e la violenza. Questa è una cosa su cui riflettere, politicamente.

Gli aquilani hanno dato una grandissima, meravigliosa dimostrazione di cosa è la democrazia. Volevano impedire loro di manifestare, non ci sono riusciti. Beccandosi anche le manganellate, gli aquilani sono arrivati nei luoghi del potere, in maniera corretta e determinata. Da grande pacchetto di mischia, appunto.

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mercoledì, luglio 07, 2010

L'Aquila vola a Roma

Civile ma incazzata protesta degli aquilani, presi in giro e sfruttati da un paese marcio



Nei telegiornali di regime finirà come quarta, quinta notizia, se pure sarà riportata. Probabilmente, il TG1 dedicherà 15 secondi tra un pezzo sull'annoso problema "crema abbrozzante o crema solare?" e un ponderoso servizio sulle spiagge aperte a "Fido", come dicono ossessivamente le giornaliste imminzolinate, forse perché dire "cane" fa poco chic. Beh comunque sia, nell'immaginario telegiornale di u' Scazzamurrill', il fatto che a Roma oggi ci sia una civile ma incazzatissima manifestazione di cittadini aquilani, va in copertina.

Li hanno sfruttati a scopo elettorale e per fare spettacolo del dolore, ma loro - gli aquilani - hanno sempre reagito con civiltà e dignità. Oggi li trattano anche come terremotati di "serie B", non destinando loro le stesse dilazioni sul pagamento delle tasse che sono state date negli altri casi precedenti. Vogliono il pagamento delle tasse e degli arretrati, e lo vogliono subito. Poi chi se ne frega se non hanno ancora una casa (o una C.A.S.E.) e, soprattutto, se non hanno ancora la loro città. Fanno notizia, sì, solo quando c'è da fargli fare da retroscena a qualche passeggiata elettorale del premier o dei suoi accoliti. Tutto questo succede solo in un paese malato, marcio. U' Scazzamurrill', come migliaia di altri, non ci sta e oggi (sia pure per poco, perché purtroppo oggi lavora) va a mettere la sua faccia tra i suoi amici aquilani a piazza Venezia e davanti al Parlamento. L'Aquila deve tornare a volare.

Nota: la foto non è della manifestazione di oggi.

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lunedì, aprile 05, 2010

Una candela per l'Aquila

Un anno fa il sisma dell'Aquila. Un ricordo alle vittime e un pensiero per i sopravvissuti


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mercoledì, marzo 17, 2010

L'Aquila, non proprio una vacanza

Un documentario di ActionAid da guardare con grande attenzione


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domenica, febbraio 28, 2010

L'Aquila, la rivolta delle carriole

Oggi all'Aquila la rivolta delle carriole. Il muro d'omertà sulle reali condizioni della città abruzzese deve cadere. L'Aquila è la casa degli aquilani, ma è patrimonio d'arte e cultura di tutti gli italiani. Tratto da diceche.com, un video bellissimo di Francesco Paolucci.


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lunedì, febbraio 22, 2010

L'Aquila, solo la verità può ricostruire

U' Scazzamurrill' s'è occupato nelle settimane scorse dell'Aquila e vuol continuare a tenere alta l'attenzione su quest'argomento. Perché il silenzio rischia d'uccidere l'Aquila quanto il terremoto. Nel capoluogo abruzzese, ha scritto lo gnomo, c'è "ancora tutto da fare". Ieri c'è stata una manifestazione all'Aquila. La rabbia comincia a montare. Possibile che c'era bisogno dello scandalo del G8 alla Maddalena per avere qualche squarcio d'informazione verità sul terremoto dello scorso anno e sulla mai avviata ricostruzione? I due video di seguito raccontano della giusta esasperazione degli aquilani.




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lunedì, febbraio 15, 2010

L'Aquila torna nella "zona rossa"

I cittadini dell'Aquila tornano nella "zona rossa". Per ricordare che, alle 3.32 del 6 aprile 2009, c'era qualcuno che "non rideva".


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venerdì, febbraio 12, 2010

Mentre all'Aquila si moriva....

Un videomessaggio di un ragazzo dell'Aquila. Non servono altri commenti


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domenica, febbraio 07, 2010

L'Aquila, il terremoto è sempre

A dieci mesi, ancora tutto da fare...



Francesca aspetta un bimbo. E' un maschietto e ne è felice. "Però, scusa, quando nasce, dove lo porterò a passeggiare?" chiede all'improvviso e tu resti zitto, perché l'Aquila oggi, a dieci mesi dal terremoto, è una mano che ti stringe la gola e t'impedisce di parlare.

Dove andrà a passeggio il bimbo di Francesca, che non ha ancora un nome? Ti guardi attorno e vedi una città fantasma. Camminare per il corso dell'Aquila in un sabato del febbraio 2010 è un'esperienza dolorosa e straniante. Soprattutto se hai conosciuto questa splendida città prima dell'arrivo del mostro. E' come se il filo della sua antica storia fosse stato all'improvviso reciso.



Chiunque creda che il terremoto dell'Aquila sia stato alle 3.32 del 6 aprile 2009 si sbaglia. Il terremoto è oggi. E non lo è solo per i vigili del fuoco che, da quel giorno, continuano a lavorare e guadagnarsi l'ammirazione degli aquilani. Non lo è solo per gli aquilani, che sperano di tornare nelle loro case. Il terremoto è oggi, qui, per tutti noi, perché è solo all'Aquila che questo declinante paese, l'Italia, può capire se è ancora in grado di rialzarsi in piedi.

Le parole di Francesca entrano nelle orecchie e feriscono per la loro naturalezza. "Qua è morto un amico, l'hanno estratto vivo dopo sei ore che scavavano, ha respirato un'ultima volta e se n'è andato", racconta con calma. Mura diroccate, crepe, macerie. Non ce la fai neanche a tirare fuori la macchina fotografica, con cui volevi "documentare". Le Nikon non colgono il silenzio, come non registrano il buio notturno dei palazzi del quartiere di Pettino.

E' al centro dell'Aquila che capisci quanto c'è ancora da fare. Transenne ovunque, perché i vicoli sono pericolosi. E questa non è la cronaca del "giorno dopo": sono passati ormai dieci mesi dal sisma. C'è ancora tutto da fare, la gran parte delle strade del centro è impercorribile, perché non ci sono stati neanche i puntellamenti e i primi interventi per la messa in sicurezza.



Non è questione di far polemiche. Certo, ce la raccontano ogni giorno quest'Aquila "ricostruita", ma qui siamo ancora all'anno zero. Hanno scelto una strategia - grandi investimenti per i nuovi agglomerati del cosiddetto Progetto Case - e capiremo solo col tempo se è stata una strategia riuscita o meno. L'Italia, purtroppo, è il paese del Belice e dell'Irpinia. Però è evidente che nessuno può dire oggi che l'Aquila sia stata ricostruita. Non lo è nella sua identità urbana e culturale, non lo è nelle vite della sua gente, non lo è nelle loro teste.

"Prima del terremoto, neanche lo sapevamo che l'Aquila ha 185 monumenti", dice Francesca. Tante chiese, tanti palazzi uno addossato all'altro. Se entri in uno dei vicoli, stranamente aperto per la prima volta, ti rendi conto che è tutto fermo al 6 aprile. In più, questo duro inverno, con l'acqua, la neve e il gelo, stanno mettendo sotto stress strutture spesso pericolanti. Il rischio di crolli è sempre, drammaticamente presente.

Per quanto riguarda la popolazione, molti si sono sistemati con mezzi propri, altri sono entrati nel cosiddetto Piano Case e stanno man mano ricevendo appartamenti. Ma sono ancora oltre 10mila quelli che stanno negli alberghi o nelle caserme. Oggi, che la memoria si scolora, finisci per leggere sul Centro, il quotidiano locale, che i circa 6mila sfollati sulla costa adriatica devono spendere oltre 600 euro al mese in media per la loro vita di pendolari. Hanno tolto il Viacard gratuito. Arrivano le bollette della luce per le case distrutte.



Dramma nel dramma, si susseguono anche i licenziamenti. Perché poi, non dimentichiamolo, se nel resto del paese c'è la crisi, all'Aquila - a parte i settori legati all'edilizia - c'è la crisi e il terremoto. Così, finisci per leggere sul fianco della collina di Roio una grande scritta fatta con le pietre: "Compel licenzia". Quanti posti di lavoro si sono persi in questi 10 mesi? Quanta gente è caduta all'improvviso in povertà?

Francesca spiega che ha sentito di vittime "oscure" del terremoto, oltre alle 307 che se ne sono andate quella notte maledetta. Persone che si sono fatte morire di disperazione. E, in fondo, non serve neanche evocare casi tanto drammatici per capire quale sia la situazione: la leggi negli occhi delle persone. Anche i tuoi amici li trovi cambiati rispetto come li conoscevi. L'esperienza del terremoto segna, è totalizzante e loro la stanno vivendo ora per ora.

Ma quel terremoto - dicevo - non è solo aquilano. Questo paese dovrà dimostrare se ha ancora un'identità, la capacità culturale e umana di ricostruirsi. E questa dimostrazione, la dovrà dare all'Aquila. Non abbandonando l'Aquila. Facendo in modo che il bimbo di Francesca veda riconosciuto il sacrosanto diritto a passeggiare per le strade della sua città.

Grazie a Fernando Pandolfo per tre foto fatte col telefonino.

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mercoledì, ottobre 14, 2009

L'Aquila, arriva il freddo e la gente è ancora nelle tende

Se c'è una cosa che non si potrà mai perdonare a Berlusconi è quella di aver illuso le persone che all'Aquila stanno soffrendo le conseguenze del terremoto. Aveva promesso che le avrebbe messe in case prima dell'arrivo del gelo. Invece, almeno 6mila a tutt'oggi sono nelle tende. Molti altri sono deportati sulla costa negli alberghi. Le case le hanno viste in pochi...

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giovedì, settembre 24, 2009

Il bluff della ricostruzione dell'Aquila

E' di qualche giorno fa, ma serve a chiarire la situzione all'Aquila. La presunta ricostruzione è un bluff, una speculazione. Insomma: ma tutti quei soldi non si potevano usare per ricostruire davvero L'Aquila?


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giovedì, settembre 17, 2009

La protesta dei terremotati aquilani

Questo post per mettere a tacere chi accusa u' Scazzamurrill' di non dire cose vere sulla ricostruzione dell'Aquila...


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mercoledì, giugno 17, 2009

Gli aquilani protestano, a ragione


Ieri tanti aquilani erano a Roma a protestare contro il governo che, dopo averli sfruttati per farsi campagna elettorale, adesso si sta scordando di loro. Una bella schifezza, quella andata in onda in questi giorni: il decreto sul sisma trasforma i terremotati abruzzesi in terremotati di serie B.

Il governo per mesi s'è autoincensato per i meriti che, semmai, erano dei Vigili del Fuoco e dei tanti volontari che si sono fatti il mazzo all'Aquila e dintorni. Lorsignori, invece, che avevano l'obbligo della programmazione, hanno lasciato la gente nelle tende. Non hanno pensato che, transitoriamente, forse era il caso di mettere a disposizione container e casette di legno - come accade sempre nei terremoti. No, meglio lasciare la gente a schiattare ora di caldo, domani di freddo.

Molti terremotati dicevano ieri, giustamente, che 10 mesi in tenda ci dovrebbero stare Berlusconi e i suoi amici...come dargli torto?

A un certo punto, a via del Corso, la polizia ha fatto cordone e ha cercato d'impedire loro d'andare sotto Palazzo Chigi e sotto il Parlamento. Ci sono stati momenti di tensione, ma poi il buon senso ha prevalso.

Gli unici a non accorgersi di quella folla sono stati i giornalisti del cosiddetto servizio pubblico Rai, che nell'edizione delle 13.30 si sono "scordati" della manifestazione degli aquilani. Proprio quel TG che faceva le dirette strappalacrime, tutte zucchero e buoni sentimenti. Col premier-pompiere che faceva, disfaceva e prometteva. Oggi, che le promesse non sono state mantenute, il TG1 manco se ne accorge. Bell'esempio d'informazione.

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martedì, giugno 09, 2009

Le elezioni: abbiamo perso tutti (meno Tonino)


Bene, le elezioni son passate. Berlusconi non ha avuto il 40-45 per cento che dicevano i suoi "sondaggi", anzi ha perso un 2,5% dei voti. Il Partito democratico è andato male come si temeva, -7% rispetto alle politiche dello scorso anno. Tonino Di Pietro ha capitalizzato una linea d'opposizione coerente e schietta, praticamente raddoppiando i voti.

C'è poco da analizzare il voto. Il centrosinistra, inteso come elettorato, esiste ancora. Se sommate tutto quel che c'è dal Pd verso sinistra, vedrete che è la solita percentuale del 43-44%. Solo la stupidità delle classi dirigenti, condannano la sinistra estrema a sperperare il 7% che teoricamente avrebbe.

Discorso diverso vale per il Pd. Secondo me, Franceschini (nonostante l'avessi giudicato male) ha lavorato abbastanza bene. Ma resta pur sempre un ripiego. La verità è che senza un ricambio profondo di classe dirigente, senza una nuova energia capace di dare nuovo mordente, non ce la faremo mai a battere Berlusconi.

Alcune considerazioni infine sul presidente del consiglio. Ha sicuramente pagato lo scandalo delle sue bugie sul caso Noemi. Non c'è dubbio che un pezzo del voto cattolico l'ha perso. E non c'è dubbio che questa battuta d'arresto potrebbe divenire l'inizio della fine del berlusconismo, se il centrosinistra sarà capace di mostrarsi come alternativa.

Nella campagna elettorale non s'è parlato dei due o tre temi importanti sui quali il governo non ha fatto nulla o ha fatto male. Parlo, prima di tutto, della crisi economica, che è pesante e sta mordendo la popolazione. E' incredibile che il governo ancora non ne paghi lo scotto, un esempio di quanto gli italiani siano narcotizzati da un regime televisivo goebbelsiano che riesce a trasfigurare la realtà.

Il secondo punto è il terremoto d'Abruzzo. All'Aquila e dintorni la gente, nei campi e fuori dai campi, sta male. Una scelta sciagurata, probabilmente fatta per aiutare i soliti amici palazzinari, ha spinto il governo a non inviare immediatamente (e temporaneamente) dei container o le casette di legno da montare subito. S'è scelto l'idea di costruire case vere e proprie, che però chissà quando arriveranno. La scelta è assurda, tanti stanno già comprando coi loro soldi le casette di legno, e s'arrangiano col fai-da-te. Il governo, come al solito, ha fatto tanto fumo e pochissimo arrosto.

Il terzo tema è la sicurezza. Avevano promesso chissà che cosa durante la campagna elettorale. Invece, non si sta d'un grammo più sicuri di prima. Forse perché il tema della sicurezza è più complesso di qualche slogan o di qualche stronzata sparata dal leghista di turno. Peraltro, si tratta d'una questione molto più ampia di quanto non credano i governanti di centrodestra. Ovviamente, non se ne parla più. Ormai siamo il paese più sicuro del mondo. A parole.

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mercoledì, aprile 15, 2009

Quando si può fare a meno...


Sinceramente, si poteva evitare. U' Scazzamurrill', che pur essendo ateo ama molto le tradizioni popolari, è rimasto molto perplesso che non si sia voluto evitare, in questi giorni di sconcerto per le drammatiche notizie sul terremoto in Abruzzo, di mandare in fumo (è il caso di dirlo) tanti soldi in botti e in un concerto d'un cantante per la festa della Fontana.

Lo gnomo ritiene che, tutto sommato, sarebbe stata un'espressione di maggiore attinenza al messaggio cristiano se quei denari fossero stati destinati ai conti della Protezione civile, per aiutare i terremotati. Tra l'altro, chi conosce la storia delle nostre terre, sa bene che non poco sangue che ci scorre nelle vene è abruzzese.

Tanti amici e qualche utente hanno espresso rabbia e delusione per quello che è successo: non si può festeggiare e lanciare botti in questa situazione. Un po' di sobrietà per quest'anno avrebbe fatto bene anche alla festa.

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giovedì, aprile 09, 2009

L'Aquila deve rinascere


Sono molto legato all'Aquila. Ho amici lì, sono tutti salvi. Ma sono provati, spaventati, stanchi. La città, una città bellissima, è in ginocchio. Sono morti in tanti, forse più di 300. Il patrimonio umano, storico, culturale è obliterato. Gli abruzzesi sono storicamente nostri cugini più di altri, vanno aiutati. Ognuno di noi, personalmente e collettivamente, deve fare il possibile.

So che a Torremaggiore sono state già promosse iniziative, onore al merito di chi le ha lanciate. Alle persone che vogliono aiutare, ricordo che più che di vestiti e cibo, dovremmo contribuire economicamente, attraverso i canali istituzionali. La Protezione civile ha attivato dei numeri di conto corrente. Li avrete già letti dappertutto, ma li ripetiamo anche qua:

CONTO CORRENTE IBAN IT72U0300205207000401124180
Swift code BROMITR1708
INTESTATO A: Protezione Civile Nazionale - Emergenza Terremoto L'aquila
UNICREDIT BANCA DI ROMA
Agenzia Roma Cavour B

CONTO CORRENTE IBAN IT23X0306905039100000000140
Swift code BCITITMM
INTESTATO A: Protezione Civile Nazionale - Emergenza Terremoto L'aquila
INTESA SAN PAOLO
Filiale di Roma 06787

CONTO CORRENTE POSTALE NUMERO 95863023 (IBAN IT-63-X-07601-03200-000095863023)
INTESTATO A: Protezione Civile Nazionale - Emergenza Terremoto L'aquila


Invece a livello collettivo, permettemi di fare delle proposte. Si avvicina il periodo delle feste, a partire dalla Festa della Fontana. Forse questo è l'anno per recuperare una dimensione più religiosa, per chi crede, e più sobria per chi non crede. Allora, forse, si potrebbe far a meno di invitare cantanti, di mandare in fumo in botti migliaia di euro. E quel denaro, per quest'anno almeno, destiniamolo ad aiutare i nostri amici abruzzesi.

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