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U' Scazzamurrill' appare all'improvviso. E' uno gnomo simpatico e dispettoso, che mangia solo frittelle e regala tarì, le antiche monete del Regno di Napoli, alle belle ragazze. Da tempo a Torremaggiore non si vedeva più. Ma oggi ha deciso di riapparire...

lunedì, gennaio 30, 2006

La Ballata di Mago Pug


Col capel di brillantina,
il suo frac sa di bucato,
Mago Pug ha incantato
la massaia e la mammina.

Dentro il circo della Torre,
canta balla e fa magie,
le cose tue diventan mie,
lo star fermo lui l'aborre.

Salta salta il gran Canguro,
con le tavole nella sacca,
quel progetto sa di cacca,
ma lui dice: "Io son puro,

non son falso, non furfante,
sono un sindaco innocente
io non voglio fregar niente,
qualcun altro è il lestofante!".

Mago Pug lo ascolta cupo,
con lo sguardo un po' assente,
lui non dice proprio niente
non agnello è, ma lupo.

Ah veder fuor dal tendone
del gran circo politicante
tante facce, tanta gente,
fa venir un gran magone.

Tutti a chieder il favore
di spostare la lineetta,
pagherebber la marchetta
per cambiare un colore

di una zona industriale,
e poi mettere in piedi
case vuote e con arredi,
una villetta, un urinale.

E se qualcuno un po' più onesto
dice: "Fatemi guardare"
"Sei fazioso, non parlare!"
Gli si risponde lesto lesto.

Gli affari più meschini
li dividon pochi eletti
non son cose da architetti,
non è merda per bambini.

E se si cambian destinazioni,
"che vuo' fa', nun è peccato"
povero illuso ritardato
e cittadini un po' coglioni.

Ma se questo è l'andazzo,
mi direte tutti: "Allora,
non attendere più un'ora,
va in fila, vecchio pazzo!"

La parola onestà
è desueta ormai, l'ammetto,
ma il denaro maledetto
non può indurre a cecità.

Si decide del futuro,
d'un paese ormai sfregiato,
d'un comune malandato,
per cui vedo scuro scuro.

Qualcheduno dovrà urlare
a tutta questa gente
che non si guadagna niente
a volere esagerare.

Mago Pug lui non lo sa,
non persona è, ma concetto,
non mortale, è progetto,
ancor non c'è, ma lui è qua.

E' segreto, che vuoi dirgli?
chiuso dentro buie stanze,
ingrasserà tante panze
di politici e famigli.

Ma qualcuno non ci sta,
a 'sta sporca tarantella,
il segreto di Pulcinella,
se scoprirà, rivelerà.

P.s.: Di ritorno da tre giorni di viaggio, u' Scazzamurrill' ha ritrovato il suo afflato poetico...

giovedì, gennaio 26, 2006

Ainstain se ne va...


Era l'alba. U' Scazzamurrill', insomme, li ha visti. Giovani, belli. Con le loro valigie griffate, con i loro zainetti Invicta. Fermi al freddo gelido, aspettavano il pullman. Tra loro c'era pure Mario "Paccarell'", conosciuto in paese col soprannome di "Ainstain". Lo ha riconosciuto subito dal baffo elettrico (nonostante abbia solo 23 anni) e dal capello ingrifato. U' Scazzamurrill' non lo conosce di persona, ma ne ha parlato con lo zio, in cui anche i cari lettori hanno avuto l'"onore" d'imbattersi. Ainstain è il nipote prediletto di u'Nzivus' e proprio grazie ai proventi del fruttuoso commercio dello zio ha potuto frequentare il Maccaron' Institute of Technology (MIT), laureandosi con 110 e lode in "fisica del neutrino e quantistica della coscienza dei canguri". Una materia estremamente sperimentale, solo un CERVELLO come Ainstain poteva studiarla. E Ainstain, come i suoi amici viaggiatori dell'alba torremaggiorese, è uno di quei "cervelli in fuga" di cui tanto si parla.

U' Scazzamurrill' sa che non è bello, ma trovandosi là, ha finito per origliare. Ainstain era con la sua morosa, Fontana Raspacardill' (così soprannominata per i motivi che tutti potete immaginare).

- Mariu', ma perche' pure stavolta te ne vai...uffa. Effai come tanti altri, fatti raccomandare e ti fai prendere al comune. Nu' posto da vigile, da spazzino, da aiuto spazzino si trova - le dice disperata Fontana.
- Amora, ma non capisci? Io sono un cervello in fuga...sono l'emigrante del XXI secolo. Quello che va via con la laurea, senza valigia di cartone, ma sullo stesso treno del padre e del nonno.
- Ecche è...ma nel 2006 ancora co' ste storie! - dice Raspacardill' al moroso. E lui, irritato risponde.
- Proprio nel 2006, che ti credi! Su 100 meridionali che si iscrivono all'università e si laureano, amoremmio, solo 4 dopo dopo la laurea tornano nel Mezzogiorno. Ma che te lo dico a fa'. Tu l'università non l'hai fatta...
- Strunz! Non l'ho fatta, ma io so come guadagnarmi la vita! - dice Fontana, agitando il bacino.

Ainstain si rende conto d'averla offesa e la rabbonisce con un bacio.
- Amore mio. Capisci che qui non c'è futuro? Noi c'impoveriamo sempre più. La fuga dei cervelli costa al Meridione 30 miliardi di euro all'anno. 60mila miliardi di lire! Ed è uno sperpero enorme: pensa che ogni cervello educato come me è costato alla comunità qualcosa come 100mila euro. Amora, è un fenomeno di massa. Negli ultimi quattro anni 292mila giovani sono andati dal sud al nord. Sono 8mila all'anno i laureati che emigrano a Torino, Milano, nel Triveneto, ad arricchire quelli che poi votano per Bossi e per i porci razzisti come lui.

Ainstain è affranto. Fontana fa la faccia di chi non capisce. E si rifugia nelle frasi semplici che gli ripete sempre il padre, Mario Scoppachiazz': le cose con Silvio Berlusconi cambieranno, arriveranno le Grandi Opere, i soldi al Sud...Ainstain fa "no" con la testa.
- Amoro, ma sono cinque anni che c'è questo governo. E le cose sono peggiorate. Quello di prima era una mezza schifezza. Ma questo, imbottito di milanesi e leghisti, è una schifezza completa...
- Ue', ma mica ti stai facenn' comunista?
- No, ma che c'entrano i comunisti, amore mio. Le risorse destinate al Sud sono diminuite negli ultimi tre anni di 3,5 miliardi di euro. Un taglio del 25 per cento. In particolare, l'ultima finanziaria scritta da Tremonti (quella del 2005), ha destinato alle zone depresse del paese 10 miliardi e mezzo di euro, lo 0,73 per cento del Prodotto interno lordo...
- Eccheccazz' vuol dire? - chiede la sempre elegante Raspacardill'
- Vuol dire che negli ultimi sette anni MAI si erano visti così pochi soldi. Ma, attenzione, quello che ci aspetta è ancora peggio!
- Peggio? - chiede ormai spaventata Fontana.
- Nella Finanziaria 2006 le risorse destinate alle politiche comunitarie sono state rimodulate. C'è stato uno spostamento e una concetrazione dagli anni 2009 in poi. Sai che vuol dire?
- No
- Che i soldi delle risorse che erano stati previsti per queste politiche per il 2007 e 2008 non bastano manco a pagare il quadro comunitario di sostegno per gli anni 2000-2006. Nzomm', Tremonti, il ragioniere di SONDRIO, s'è pigghijt' 'sti soldi e se li è messi in un conto corrente del Tesoro, dove stanno 11 miliardi di euro destinati alla spesa "potenziale". Insomma, pe' 'mmo li vediamo solo col binocolo. E, intanto, sono stati tagliati anche i bonus occupazione. Hai capito perche' me ne devo andare, come tanti ragazzi simili a me?

- No, non l'ho capito. Ma ho capito che è proprije 'na purcarije. Amoro, ma a questo punto pecche' non fai la cosa migliore: ii metti in società con tuo zio, u'Nzivus, il pusher...
- Ci sto pensando...quasi quasi...non parto più.


Tutti i dati che avete letto in questo breve apologo, che u'Scazzamurrill' ha raccontato con grande amarezza, sono della Svimez (Associazione per lo sviluppo dell'industria del Mezzogiorno). Si tratta di un Ente pubblico, i cui studi sono finanziati dal Ministero dell'Economia e dell'Industria. Non dal Comintern, per intederci. In particolare, quelli usati oggi sono nel Documento strategico sul Sud 2007-2013. Ma se aveste la pazienza di consultare il Rapporto Svimez 2005, trovereste altre copiose e inquietanti informazioni. Riflettiamoci, si tratta di una questione molto seria.

mercoledì, gennaio 25, 2006

Cimitero senza "Crianza"


Ogn'anno, il due novembre, c'e' l'usanza
per i defunti andare al Cimitero.
Ognuno ll'adda fà chesta crianza;
ognuno adda tené chistu penziero.






La ricordate? Comincia così un capolavoro della poesia napoletana. Quel genio anarchico e irrefrenabile di Totò, il principe Antonio de Curtis ecc. ecc. per la precisione, metteva in scena il visionario dialogo tra l'anima d'un nobile e quella d'uno spazzino. Per ricordare che di fronte alla morte siamo tutti uguali e che questo trapasso dal mondo dei vivi a quello dei morti (nuie simme seri/ appartenimm'a morte!) va trattato con rispetto e dignità.

Ma qualcuno a Torremaggiore, forse, questa poesia non l'ha letta. O, se l'ha letta, non l'ha capita. E, se l'ha capita, vuol dire che è in malafede e dopo la morte andrà all'inferno. Andiamo con ordine.

Anche se non è il 2 novembre, u'Scazzamurrill' ha "fatto a' crianza" e si è recato nel cimitero di Torremaggiore, per salutare con un mazzo di mammole una vecchia zia strega e uno zio fauno. Arrivato al cimitero trova che il vecchio muro su cui insiste la tomba della cara estinta(estinta sì, ma incazzata) è pericolante, marcio, potrebbe pure crollare.

- Prezzemolo e finocchio, a 'sto sindaco lo crocchio - dice la vecchia zia strega, apparsa immediatamente a u'Scazzamurrill' con tutto l'armamentario di ampolle e pentolone fumante.
- Ma zia, ormai sei morta, la puoi anche smettere di parlare per formule magiche - gli ha risposto u'Scazzamurrill'.
- Col sangue di pipistrello, farò cadere il naso a Ribaltello - continua la zia intenta a buttare intrugli nella pignatta.
- Zia! Ma perche' ce l'hai col sindaco?
- Ci hai ragione! Devo fare il mio incantesimo anche al precedente sindaco - dice pensosa.
- Sì ma perche'?
- Col liquido di quest'ampolla, seccherò il pisello di Marolla - continua la vecchia.
- Ziaaaa! E basta!! Basta con queste rime. Dimmi perche' sei così adirata.
- Scazzamurri', nipote mio, ma non lo vedi? Guardati attorno. Ma a te ti pare normale come ci trattano a noi morti?
- Beh effettivamente - dice u' Scazzamurrill' guardandosi attorno.
- E guarda le foto, mica è giusta questa schifezza. Il cimitero cade a pezzi e nessuno che si degna di fare qualcosa. Hanno aggiustato solo il viale della tomba dei de Sangro. Come se anche da morti avessero più diritto di noi quelli là. Invece 'sto muro crolla quasi.
- Hai ragione, andrebbe sistemato - conviene u'Scazzamurrill'.
- E non hai ancora visto il peggio, piccolo gnomo ammammolato. Prova a fare un salto nel cimitero nuovo. Tanto ci devi andare visto che lo zio fauno è stato spostato là...
- Sì ci vado subito, ciao zia - dice u' Scazzamurrill' andandosene.
- Sangue di struzzo, bollirò l'assessore come un merluzzo...

U' Scazzamurrill' passa nel cimitero nuovo e subito incontra lo zio fauno. Con la coda ritta come ai bei tempi, il vegliardo corre lingua a penzoloni dietro a due spiritelle appetitose...
- Fermatevi gnocche ectoplasmaticheeeeeeee.... - urla il vecchio fauno memore dei bei tempi.
- Zio, ma alla tua età! - gli fa scandalizzato l'immammolato Scazzamurrillo.
- Ue' Scazzamurri'...e che vuoi, uno deve pure sfuggire alla grigia ripetitività della vita da fantasma - dice l'incorreggibile dongiovanni.
- Beh effettivamente qua grigio è...
- Ahahahah hai ragione...questo cimitero nuovo è proprio una schifezza. Strade non completate, tombe di cemento inguardabili. Nel deserto cementifero non c'è una pianta. Polvere dappertutto. Non si trova una scala utilizzabile. Quando la si trova si rischia l'osso del collo. Ma il coglione che ha pensato questo cimitero nuovo così, sicuramente deve aver preso a modello il supercarcere di Trani. Dire che è brutto è poco. E' invivibile. Anche per i morti...
- Ahi ragione, povero zietto...
- Ma il problema non è tanto per me. Pensa a chi viene qui, in questo deserto d'incuria, a ricordare una persona a cui voleva bene. E la vede in questo squallore, in questo schifo. Orsù. Io in fondo grandi problemi non ne ho.
- Che intendi?
- Beh io mi arrangio...anzi preferisco il cimitero nuovo. E' più facile che ci arrivi qualche spiritella infoiata. Sai le fantasme di oggi sono molto più abbordabili di quelle smorfiose dei miei tempi...

Il vegliardo non finisce di parlare, che vede arrivare una giovane centaura, metà donna e metà cavalla...è un attimo. Volta la testa, inizia correre e urla: "Ehi che bella quadrupede!...aspetta là che arriva il tuo stallone!"

P.s.: Ancora una volta u'Scazzamurrill' deve ringraziare la semprelodatasia Esticazzi Production, che ha fornito un'inappuntabile documentazione fotografica dello scempio.

martedì, gennaio 24, 2006

Il Forum della Vergogna (e le pale girano...)


Che freddo! U' Scazzamurrill', dalla sua postazione internet hi tech sotto la foglia di banano della villa comunale, non è riuscito a scrivere . Le sue dita erano intirizzite dal freddo gelido. Per di più, chissà perche', dal Palazzo ducale arrivava un ventaccio...ma cavolo, chi ha lasciato i ventilatori accesi?

La risposta l'ha avuta questa mattina. Uscendo dalla Villa s'è imbattuto in una sua vecchia conoscenza, una vera celebrità negli anni '70, quando col suo complessino reggae-hip hop-pop-rock-folk-mazurk allietava tutte le feste della Madonna dell'Accalorata (festa ormai scomparsa a torremaggiore...si portava in processione la fotografia di Mara Venier). Il culmine delle celebrazioni era il concerto del gruppo, sempre lo stesso, "I Lubergj'n'". Voce e chitarra della band era lui: Peppin' "Bobmarley" a' Cistugn'. Cistugn', per chi non lo sapesse, è una tartaruga. Il nome se l'era guadagnato sul campo: era capace di suonare sul ritmo di mazurka, ma più lento più lento, quasi un requiem, anche i pezzi di hard rock più duro. Il brano più noto del gruppo era "U'Nzalamut'", che veniva accompagnato in genere con copiosi lanci di fette di soppressata da parte del sempre folto pubblico.

Bei tempi. Oggi Bobmarley è cambiato. La folta chioma l'ha abbandonato e ha accettato il posto al comune di aiuto dell'aiuto dell'aiuto stenografo. In pratica, mette a posto gli appunti dello stenografo alle sedute del consiglio comunale.

- Cistu', ma che cos'era quel vento che veniva ieri sera dal castello?- gli chiede u' Scazzamurrill'
- Ma come, non lo sai? S'è fatto il Grande Forum sul Futuro...s'è parlato del porco, ops scusa, parco eolico...
- Ah...delle corna che vogliono mettere a torremaggiore? (vedi: "Torremaggiore con le corna" del 17 gennaio)
- Sì - continua Bobmarley
- E che s'è detto? Sentiamo
- Acc'...che ne sacc'...Non si capiva una minchia...Parlavano di convenzioni...Ribaltello Di Pumpo (ndr: il Sindaco-Canguro) parlava di un 1,5 per cento, una tantum, che non ci piaceva allui...mah qualcuno sotto voce diceva che però pure lui c'aveva l'azienda da lanciare...n'zomm', non si capiscev' nu' cazz'....
- Bobmarley, ma come parli...e che faceva l'opposizione?
- Ah. Teo Signorsì (Marolla, eccome se rolla....ops battutaccia del tutto vuota di significato) ha portato due ambietalisti. Uno ca diceva che l'Italia è a soja e un'andro che parl'v d'i Vucill'. Ma dico io, com'è che quando lo volevi fare tu, Signorsì, i vucill' non ci stavano. E mo' so arruvat' u' vucill'...
- Ma almeno a destra - dice sconvolto u' Scazzamurrill' - qualcuno avrà alzato la voce. Avranno portato un qualche esperto, che so io....
- Manc' pu' cazz'
- Ma come sei volgare, Cistugn'...
- Scusa Scazzamurri'. Neanche per il pisellino. Zero, zero. Sono stati a sentire. E hanno fatto capire che tanto, quill' ca' dic't dic't, le pale gireranno. Eccome se gireranno...
- Morale della favola?
- Che non ci hanno voluto far capire (ndr: Bobmarley passa a un perfetto italiano!). Lo scopo del forum era fare confusione (trad.: mmishca' l'accj', mischiare il sedano....). La Marina borbonica usava il motto "facit' ammuina". Beh, questo forum è stato affrontato dalle forze politiche (direi anzi dalle forze politicanti) torremaggioresi con l'atteggiamento di chi voleva una comoda foglia di fico per poi decidere alla faccia di tutti. Ormai è quasi certo: Torremaggiore avrà le corna.

sabato, gennaio 21, 2006

Le Braci dell'Amicizia


Cosa possono dirsi due vecchi, che furono amici in giovinezza, e che si incontrano dopo 41 anni? Cosa possono dirsi se, a dividerli, c'è stato un tradimento, il più grave dei tradimenti? Cosa possono dirsi se, attorno a loro, vedono un mondo precipitare nella guerra, il più atroce dei conflitti, e l'atmosfera cupa del presente getta un'ombra anche su una giovinezza passata nella Vienna asburgica, tra caffe' di lusso e musica di Strauss?

A tutte queste domande potrete avere una risposta se leggerete il romanzo che u' Scazzamurrill' vi propone oggi nel suo solito sabato letterario. Si tratta di un capolavoro della letteratura mitteleuropea e del '900 tout court. L'autore è Sandor Marai, il grande scrittore ungherese che si è suicidato con un colpo di pistola nel 1989, durante il suo esilio americano, non facendo in tempo a vedere gli sconvolgimenti conseguenti alla caduta del comunismo e il ritorno alla libertà del suo paese.

In Italia lo pubblica Adelphi col titolo "Le braci". Si legge con enorme piacere e fa riflettere sull'importanza dei valori umani e dei sentimenti, in primo luogo sull'amicizia. Un legame così solido, che neanche il più orribile dei tradimenti riesce a cancellare. E che si trasforma in nell'arma vera di "un duello senza spade".

Vi incollo una citazione dal libro. Leggetela, è grande letteratura.

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(La balia) Non piangeva, era solo molto stanca perché non dormiva da sei giorni. Tornò nella stanza del malato, tirò fuori dalla sacca le provviste portate da casa e si mise a mangiare. Per sei giorni aveva lottato tenendo in vita il fanciullo con il calore del suo fiato. La contessa era rimasta in ginocchio davanti alla porta, piangendo e pregando. Erano restati tutti lì, la nonna francese, la servitù, un giovane prete dalle sopracciglia storte che entrava e usciva dal palazzo a tutte le ore del giorno. Le visite dei medici si diradarono. Il fanciullo partì per la Bretagna con Nini; la nonna francese, sconcertata e offesa, rimase a Parigi.. Naturalmente nessuno disse per quale motivo il fanciullo si fosse ammalato. Nessuno lo disse, però lo sapevano tutti. Aveva bisogno di affetto, e allorché quegli estranei si erano chinati su di lui, mentre quell'odore intollerabile lo investiva da tutte le parti, aveva deciso che era meglio morire. In Bretagna si udivano i rumori del vento e delle onde che irrompevano tra le vecchie pietre. Scogli rossastri affioravano dall'acqua. Nini, tranquilla, guardava sorridendo il mare e il cielo come se già li conoscesse. Ai quattro angoli del castello si ergevano dei tozzi torrioni di pietra grezza: in un passato ormai remoto, era di lassù che gli antenati della contessa avevano spiato l'arrivo di Surcouf, il pirata. Il fanciullo si abbronzava rapidamente e rideva spesso. Non sentiva più alcun timore, perché sapeva che loro due, lui e Nini, erano i più forti. Sedevano in riva al mare, e i lembi dell'abito blu scuro di Nini svolazzavano al vento. Tutto aveva sapore di sale, anche l'aria e i fiori. Ritirandosi al mattino, la marea lasciava dietro di sé ragni marini dalle zampe pelose, stelle di mare violacee e gelatinose e granchi dal ventre scarlatto, disseminati negli anfratti degli scogli rossastri lungo la riva. Nel cortile del castello c'era un fico pluricentenario, simile a un saggio orientale che ormai sappia raccontare solo storie estremamente semplici. Sotto il suo fitto fogliame si annidava una frescura dolce e profumata. Verso mezzogiorno, mentre il mare mormorava trasognato, il fanciullo sedeva lì in silenzio insieme alla balia.

«Diventerò poeta» disse una volta, alzando lo sguardo con la testa piegata di lato. Il vento gli scompigliava i riccioli biondi, mentre contemplava il mare tra le palpebre socchiuse. La balia lo abbracciò, gli prese il capo e se lo strinse al petto. Disse:
«No, tu diventerai un soldato».
«Come il babbo?» disse il fanciullo scuotendo il capo. «Anche il babbo è un poeta, non lo sai? Pensa sempre ad altro».
«E' vero» rispose la balia sospirando. «Non andare al sole, angelo mio. Ti verrà mal di testa».

Rimasero a lungo così, seduti sotto il fico. Ascoltavano il mare: il suo mormorio aveva qualcosa di familiare. Era simile a quello delle foreste di casa loro. Il fanciullo e la balia pensavano che a questo mondo vi era qualcosa in comune fra tutte le cose.

venerdì, gennaio 20, 2006

I Crateri (della Luna?)


"Ummadonn', ummadonnamia!!!!!!". Un urlo straziante ha svegliato la scorsa notte u' Scazzamurrill'. "Ti ho trovato, Essere stellare!", ha continuato la voce stridente e urlante. U'Scazzamurrill' ha aperto gli occhi e, nel buio, è riuscito a vedere uno scintillio. "Chi sei, chi sei?", ha detto in direzione della voce. "E parli anche la nostra lingua. Anche se non sembrerebbe, vuol dire che sei un essere intelligente", ha risposto la voce.

U'Scazzamurrill' riesce a prendere la lampada in cui ha catturato alcune lucciole e illumina nella direzione della voce e - orrore! - vede una cosa incredibile. Una figura grande e grossa, uno scafandro bianco, con in testa un grande casco. Non c'è dubbio: si tratta di uno che indossa una tuta spaziale. A quel punto capisce: è Michelucc' l'Astronauta.

Michelucc' da anni continua a ripetere di essere il primo astronauta torremaggiorese e gira per il paese indossando sempre una tuta spaziale che gli ha cucito la moglie per toglierselo dalle scatole e avere la casa libera quando riceve i clienti. Afferma, Michelucc', che si sta preparando per andare sulla Stazione spaziale internazionale.

"Essere spaziale dimmi come ti chiami, a quale razza, a quale popolo appartieni", dice solennemente Michelucc', indirizzandogli contro il fascio di luce di una torcia. "Michelu', non mi accecare. Non sono un essere spaziale, sono u'Scazzamurrill'", gli risponde infastidito lo gnomo. "Ah Essenza lunare, ma allora tu leggi nel pensiero...come sapevi il mio nome?", gli dice l'Astronauta. "Michelu', qua lo sanno tutti come ti chiami, mica ce ne sono tanti che vanno in giro in scafandro spaziale...", afferma ridendo u' Scazzamurrill'. "Capisco, la mia fama m'ha preceduto, anche qui sulla Luna", chiosa soddisfatto Michelucc'.

"Luna? Che Luna? Qua siamo a Torremaggiore, Michelu', e questa è la Villa comunale", ribatte u'Scazzamurrill'. "Non mentire, Abitante del Satellite: sono giunto qua dopo aver percorso milioni di chilometri a bordo dello Space Shupp'l. Questa è la Luna", afferma senza lasciare spazio a dubbi l'Astronauta. "D'altronde - aggiunge - non sei il primo essere lunare che incontro. Poco fa mi sono imbattuto uno strano essere con la testa di uomo e il corpo di canguro e con una fascia tricolore sul marsupio. L'ho salutato e lui ha cominciato a parlare, parlare...non la finiva mai. Allora gli ho detto: 'Ue', a' vu' fini' o no!' E lui ha preso a zompare a sinistra, destra, sinistra, destra, centro, sinistra, destra...". U' Scazzamurrill', con l'aria di chi la sa lunga, smonta la sua teoria: "Michelu', ma non riconosci più neanche il tuo sindaco?"

L'Astronauta rimane perplesso. Poi, scuotendosi, fa "no" con la testa. "No, no, Essere lunare, non cercare di confondermi. D'altronde io ho la prova provata che siamo sulla Luna. Sai cosa c'è sulla Luna, Essere stellare?" U' Scazzamurrill' infastidito gli risponde: "Ma che fai, gli indovinelli?" L'Astronauta, sorridendo soddisfatto: "I crateri!!! Allora non sei così intelligente come volevi farmi credere".

"Sì ma qui i crateri non ci sono", gli fa saputo u' Scazzamurrill'. "Ah no? Allora guarda queste quattro foto. Non quella mia in tuta spaziale. Le altre quattro. E dimmi se quelli non sono crateri!" U' Scazzamurrill', sconfitto: "Hai ragione. Sono crateri, altro che". Michelucc', trionfante: "Allora, ho ragione che siamo sulla Luna?" Si volta, e se ne va alla ricerca di altre forme di vita. In assenza di gravità, ogni suo passo è lungo 20 metri...


P.s.: Anche in questo caso u' Scazzamurrill' deve ringraziare che gli ha gentilmente e gratuitamente fornito l'apparato iconografico, cioè la Nasa di Washington e la Esticazzi Production di Torremaggiore.

giovedì, gennaio 19, 2006

Grandi Voci contro il clientelismo


U' Scazzamurrill' questa sera è filosofico. E quindi ha deciso di sottoporre ai suoi amici torremaggioresi una serie di aforismi. Perche' li cita a Torremaggiore e perche' proprio ora? C'è un perche', c'è un perche'. U' Scazzamurrill' non parla a caso. Ma questa volta non intende essere più esplicito, perche' vuole che soltanto qualcuno capisca, soltanto chi ancora una volta ha dimostrato che non gliene frega nulla di Torremaggiore. U' Scazzamurrill' ha avuto ultimamente l'ennesima conferma che c'è un gran bisogno di cambiare registro e che Torremaggiore è destinata a morire se non verranno sconfitte le malepiante della piaggeria, del pressapochismo e soprattutto quella del clientelismo. Deve finire lo schifo dei poteruncoli politici che si spartiscono il futuro della gente. Chi ha orecchie per intendere ha già inteso. Agli altri resta il piacere di leggere alcune pillole di saggezza espresse da grandi uomini del passato e del presente. Buona lettura.

"La vendetta della Storia è più terribile della vendetta del segretario generale più potente" (Lev Nikolaevic Tolstoj)

"Chi affida un segreto a un servo, ne fa il proprio padrone" (John Dryden)

"A re malvagio, consiglier peggiore" (Torquato Tasso)

"L'opinione pubblica per molte persone è solo una scusa per non averne una propria" (Anatole France)

"A pensar male si commette peccato, ma si finisce con l'aver ragione" (Giulio Andreotti)

"Fra gli avvilimenti d'un giovane d'ingegno, massimo è quello di subire esami" (Carlo Dossi)

"La verità non sta in alto, ma in basso in una tana. Bisogna scendere, bisogna scavare" (Daniel Pennac)

"Il governo è come un neonato: ha un canale alimentare con un grande appetito da una parte e nessun senso di responsabilità dall'altra" (Ronald Reagan)

"Propongo che l'Italia come stato civile sia abolito e che diventi una colonia di un paese civile" (Oliviero Toscani)

"Il successo è il solo infallibile criterio per le menti volgari" (Edmund Burke)

"Sappiate che tutti gli adulatori vivono a spese di quelli che li ascoltano" (Jean La Fontaine)

mercoledì, gennaio 18, 2006

L'Ufficio di "Pusher" Gianni, u'Nzvus...


"Cazzo Pasquale u'Reggae mi ha dato una dose tagliata male...ci avrà messo il borotalco nello 'zucchero'". Pusher Gianni, detto u'Nzvus, crede di avere le traveggole. "Ho visto asini volare, formiche giganti parlare, canguri diventare sindaco, ma mai la cocaina mi aveva fatto un trip così", dice ad alta voce. "Non è possibile, cazzo!"

U' Scazzamurrill', attirato da quella sequela di delicate espressioni di stupore, gli si avvicina. "E' successo qualcosa?" chiede a u'Nzvus. "E parla pure, parla, questo testa-di-fungo. Eccheccazzo un povero cristo cammina nel suo paese, che già troppo normale non è, e gli passa davanti un coso uscito da una favola di 70 anni fa...". U'Scazzamurrill', a quel punto ha un sospetto: "Ma ce l'hai con me?".

"E con chi cazzo ce la devo avere? Aspetta, ma come si chiamano i nani come te, mio nonno me lo diceva sempre, ma brown sugar, la maria e l'lsd mi hanno lasciato solo pochi neuroni attivi. Tra quelli in standby, ci sono quelli della memoria", continua Pusher Gianni, strabuzzando gli occhi come se si sforzasse di ravvivare un ricordo molto lontano. "Scacchia...scaccia..."... "Scazzamurrill', vorrai dire?" interviene u' Scazzamurrill'. "Bravo, cazzo! Sei brutto come un cefalo che ha scambiato l'elica d'una nave per un ventilatore, ma sei intelligente, cazzo". Gli allunga la mano, per complimentarsi e fa per avvicinarsi, quando il suo equilibrio, già parecchio instabile, viene a mancare. U'Nzvus inciampa miseramente in una buca nella pavimentazione e cade a terra pesantemente.

"Cazzo, cazzo, cazzo!" urla Pusher Gianni. "Questa cazzo di piazza era meglio quando era sterrata, era più ordinata!" si lamenta. Avrete capito: siamo al Largo Fosse. Un tempo lì c'erano le fosse granarie. Una reminiscenza storica importante, in altre città valorizzata. A Torremaggiore no. Accadde anni fa una grave disgrazia. E furono prese giustamente contromisure per scongiurarne altre. Solo che, al posto di salvare le fosse, prendendo le opportune precauzioni perche' nessuno ci cadesse dentro, furono chiuse e si pensò di fare una schifezza di piazza pavimentata, ma brutta veramente.

Cos'è largo Fosse? Spieghiamolo per bene. Intanto dove si trova. E' pieno centro storico, a una ventina di metri dal Palazzo Ducale e dall'ex Teatro del Principe. Dovrebbe essere un punto bello della città. Invece è uno slargo che, nel lato che dà sul castello, è delimitato da: un vecchio pisciatoio ormai in disuso (un tempo era molto più utile), un orribile ufficio postale, e il Mostro, la Pretura Abortita.

"Cazzo, Scacchiamucchillo, non puoi parlare male del mio ufficio!" dice adirato Pusher Gianni. "Io qua ci lavoro, ci ricevo i clienti! Questo è il mio Trade Center, cazzo!"

U'Nzvus ha ragione. Da sempre largo Fosse è un piccolo mercato. Pusher Gianni e i suoi colleghi, in fondo, non è mica giusto farli lavorare in quelle condizioni. Il loro commercio potrebbe risentirne. "Eccerto", fa un cenno d'assenso Pusher Gianni, proprio mentre vende a una ragazzetta di 16-17 anni una bustina argentata.

"Non capisci che, cazzo, pure noi abbiamo una dignità. Abbiamo diritto - s'infervora u'Nzvus - a un ambiente di lavoro sano, fatto a regola d'arte. E, invece, tu la vedi questa piazza? Fa schifo! Prima l'hanno rifatta e hanno fatto una schifezza. Poi l'hanno abbandonata e le condizioni le puoi vedere tu nelle foto. Anche il cliente, è meno invogliato a comprare circondato da questa merdosa cornice. Frate', gli affari vanno male, cazzo. Questo posto è un trip deprimente, frate'. Vallo a dire al sindaco. Diglielo che se me la fa azzizzare meglio questa piazza, io gli regalo questa...". U' Scazzamurrill' fa un'espressione incuriosita: "Che cosa gli regali?". Pusher Gianni sorride e gli mostra un sacchetto di pelle. "Sai che ci sta qua dentro? La Bomba. Viene dall'Australia", dice abbassando la voce. "E' - aggiunge - una sostanza psicotropa potentissima, prodotta dalla polverizzazione delle ossa del canguro. I Maori ne facevano un uso smodato. Ecco perche' si sono inventati quella danza che fanno gli All Blacks neozelandesi. Se si sniffa un po' di questa, si zompa che una bellezza. Io gliela regalo al sindaco: così potrà balzare a piacimento. Potrà fare sinistra, destra, sinistra, destra, centro, sinistra, destra..."

P.s.: U' Scazzamurrill' deve ringraziare per le foto la Esticazzi Production di Torremaggiore. Per i diritti d'autore, ripagherà in natura: tisana di mammole per tutti!

martedì, gennaio 17, 2006

Torremaggiore con le corna


E' caduta una cometa,
è caduta tutta intera,
è caduta sul pianeta,
niente più primavera.

Un fallout nucleare
per le polveri alzate
dalla roccia stellare
oscurò la nostra estate.

"La natura si ribella,
è divina punizione,
cade dal cielo una stella,
a punire l'ambizione".

Disse un vecchio molto saggio,
con la barba ormai canuta:
"Non vedrete un altro maggio,
giusta pena avete avuta:

questa fine fragorosa,
questo scorrere nel niente,
questa morte silenziosa,
questo perdere un ambiente".

Se si forza la natura,
la possenza del creato
non ci fa più paura,
il guadagno è disgraziato.

Torre ormai è cambiata,
antennoni ne abbiam tanti,
e la si vuole addobbata
anche di superpale rotanti.

La bellezza d'un paese,
nelle mani degli avari,
dura meno d'un mese,
cade e affoga in tanti mari.

Avidi politici rampanti,
assetati di potere,
di guadagni in contanti,
non di esser, ma d'avere,

tutti uniti in una stanza
stringon patti malfamati,
mentre il vento danza danza
dentro i campi abbandonati.

"C'era una volta la bellezza -
conteremo ai bambini -
ora c'è freddo e tristezza,
e politici lecchini".

Porteranno in funerale,
una città che fu abitata,
ormai è solo una ferale
idea trista e naufragata.

Torremaggiore con le corna,
percorsa d'onde assassine,
non di fiori sarà adorna,
ma d'antenne e pale becchine.

P.s.: Oggi u'Scazzamurrill' s'è svegliato poeta...

lunedì, gennaio 16, 2006

Il professor Capastruffola (e la sua badante)


Borbotta. Nessuno capisce quel che dice, perche' lui borbotta. Si siede dopo pranzo sulla panchina, quella che guarda al leone di marmo nella Villa comunale, e borbotta. Si rivolge al leone, come se la fiera di pietra potesse rispondergli. E forse, nella sua testa di vecchio, gli risponde davvero, nonostante le sue corde vocali neanche siano state scolpite.

U'Scazzamurrill oggi si è svegliato tardi. Una dose esagerata di tisana di mammole ha fatto un effetto oltremodo soporifero. Quando ha aperto gli occhi, all'ombra della grande foglia di banano, ormai erano già le tre del pomeriggio. Si è alzato e gli è bastato fare pochi metri per vedere il vecchietto borbottante, seduto alla solita panchina, che si appoggiava sul bastone.

"Chi sei nono'?" gli chiede lo gnomo curioso. "Oh, da quanto non vedevo uno Scazzamurrillo", gli risponde il vecchio in un perfetto italiano, un po' toscaneggiante. "Io - aggiunge ponendo di nuovo lo sguardo sul felino scolpito - sono il professor Capastruffola: hai mai sentito parlare di me?". U' Scazzamurrill muovendo il testone da gnomo fa un evidente segno di diniego. "E' normale - commenta il vecchio -: la sclerosi sociale la prima cosa che mangia è la memoria...la memoria collettiva".

"Professo', ma non vorrà lamentarsi anche lei", gli fa u'Scazzamurrill'..."No, no - replica piccato il professore, agitando eloquentemente la mano - io non mi lamento. Io mi pento. E' diverso. Io sono colpevole, porto sulla mia coscienza un crimine, un reato per omissione. Caro Scazzamurrillo, tutti questi qua, li ho educati io. Tutti, lo puoi dire forte. Oh, qual duol m'incolse". U' Scazzamurrill, confuso, guarda in maniera interlocutoria Capastruffola. "Pensavo - continua il professore - d'inculcare loro valori, cultura. Il Croce, Dante, il De Sanctis. Il Manzoni, capisci? IL MANZONI! E, invece, li spingevo lentamente a bere il veleno dell'apatia. Ahime', la mia pena non avrà mai fine. Non ho salvato da loro stesse tre generazioni: i cinquantenni e i quarantenni e anche i trentenni. Sono quelli che oggi in qualche modo amministrano, fanno politica e fanno carriera in questo paese. Che errore, caro Scazzamurrilllo. E' tutta colpa mia". U' Scazzamurrill', sempre più confuso, cerca di domandare: "Ma quale error.....?". Ma il professore l'interrompe, alzando la voce. "Tu non sai! Non sai! Sei uno gnomo, non puoi capire. Io credevo d'inculcare loro il valore della Famiglia e invece nelle loro menti chiuse cresceva il germe del familismo. Io pensavo di portarli verso il piacere dell'Amicizia e loro coltivavano la malapianta del clientelismo. In tanti se ne sono andati, alcuni altri sopravvivono qua: sono loro i miei allievi prediletti, quelli che non hanno confuso, non hanno strumentalizzato. Ma i forti, quelli con le leve del comando in mano, sono i frutti peggiori del mio cattivo insegnamento. Ed essi non capiscono, stolti! Non comprendono che così questo paese muore. Perche', se solo i figli dei soliti noti, solo quelli che hanno il marchio politico addosso, ottengono lavori e vincono concorsi, il paese perde tante energie. Chi non si vede accettato (e sono tanti) è costretto a portare la propria intelligenza altrove. Io so tante cose, sento tante cose. E anche ora che sono vecchio, non son diventato sordo. Anche in questi giorni sento di competizioni in cui il marchio politico conta più di tutto. Così borbotto il mio pentimento, per non essermi fatto capire, per averli educati male. Chiedo perdono all'unico essere che a Torremaggiore non ha mai avuto la tentazione di buttarsi dall'altra parte, di fare ribaltoni, di votarsi alla religione del Trasformismo. Lui sta lì, immoto. E' un leone, come tutti dovrebbero essere leoni. Ed è di pietra, come dovrebbe essere l'incorruttibilità di ognuno di noi. A lui raccomando i ventenni di oggi, la nostra speranza. Visto che da quelli più vecchi, dagli avidi cinquantenni, dai tentennanti quarantenni e dai pavidi trentenni, ormai non m'aspetto più nulla".

Un velo di tristezza adombra il volto di u'Scazzamurrill'. Il silenzio del vecchio e dello gnomo coprono i rumori delle auto, lo strillare dei ragazzini che giocano a pallone. Ma improvvisamente, un urlo spezza l'aria.

Una voce di donna, di giovane donna. "Professoreeeeeeee", urla una bellissima ragazza bionda, poco più che ventenne, vestita da infermiera. Una modella, pensa u'Scazzamurrill'. Come intuendo, Capastruffola spiega: "E' la mia badante". Soncertato gli risponde u' Scazzamurrill': "All'anima della badante, che gnocca!!" Il professore, facendo l'occhiolino: "Sono colpevole e lo so. Ma non sono così scemo da punirmi con l'inferno". Ravvivato nel volto, butta nel prato il bastone e se ne va, saltellando, a braccetto con la "badante".

sabato, gennaio 14, 2006

La notte del drive-in


Immaginate: siete in un enorme drive-in per la Grande notte dell'horror e una cometa assassina distrugge il resto del mondo, lasciando in vita solo gli spettatori del cinema. Cosa fareste? Come sopravvivereste? Di che vi nutrireste? U' Scazzamurrill' oggi è assorto in queste fantasticherie, perche' ha dedicato il suo sabato alla lettura.

La notte del drive-in di Joe R. Lansdale è un capolavoro. E' ambientato nel Texas. La storia racconta, in breve, di come queste migliaia di spettatori sopravvivono alla grande catastrofe. Il loro nutrimento sono dapprima cocacola e hot dog, ma poi terminano anche questi e rimangono solo i pop corn. Un essere mostruoso, il Re del Popcorn a quel punto s'impossessa del potere e...ma basta, u' Scazzamurrill' non vuole togliere a tutti il piacere di leggere questo capolavoro. E vi cita quanto ha scritto Nicolò Ammanniti sul libro (è sulla copertina del volume delle edizioni Einaudi Stilelibero): "Consiglierei a un analfabeta di imparare a leggere solo per poter conoscere Lansdale".

Per farvi venire ulteriormente l'acquolina in bocca, u' Scazzamurrill' ha deciso d'incollare l'incipit del libro. Buona lettura!

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La notte del drive-in

Scrivo dei giorni prima che le cose impazzissero, quando c'era da dire addio alle superiori, pensare all'università, alle ragazze, ai party, e alla Grande Nottata Horror del venerdì al drive-in Orbit, quello a fianco dell'Interstatale 45, il più grande drive-in del Texas. Del mondo intero, a dire il vero, anche se dubito che esistano molti drive-in, per esempio, in Jugoslavia. Pensateci un momento. Ripulite la mente da tutto il resto e vedete se riuscite a immaginare un drive-ine tanto grande da poter contenere quattromila automobili. Voglio dire, pensateci sul serio.
Quattromila.

Viaggiando verso l'Orbit, ci capitava spesso di attraversare cittadine con un numero di abitanti inferiore a quattromila scritto sul cartello segnaletico. E considerate che ognuna di quelle automobili conteneva in genere almeno due persone, spesso di più (senza contare quelle nascoste nei bagagliai), e starete pensando a un sacco di automobili e di persone.

E una volta all'interno, riuscite a immaginare sei mostruosi schermi da drive-in, alti sei piani, con sei pellicole diverse proiettate contemporaneamente? Anche se riuscite a immaginare tutto questo, è impossibile, se non ci siete mai stati, che riusciate a immaginare quello che succede il venerdì sera, quando il biglietto d'ingresso costa due dollari e le automobili si mettono in file per la Grande Nottata Horror, per incollare gli occhi su sei schermi che grondano secchi di sangue e sparano decibel di urla dal tramonto all'alba.

Immaginatevi questo, fratelli: una fresca, frizzante sera d'estate, con le stelle del Texas come occhi di serpenti a sonagli che brillano in un bosco fitto e scuro. Una fila di automobili, come una collana malandata, che si snoda dalla cassa all'autostrada, dispiegandosi per un chilometro e mezzo o forse anche più.
I clacson strombazzano.
I bambini strillano.
Le zanzare ronzano.

venerdì, gennaio 13, 2006

Lo Spirito della Monnezza

"Ohhhh ma tu si' propr' u' Scazzamurrill'?" U' Scazzamurrill' si guarda attorno e gli risponde: "Ma tu vedi un altro gnomo qua attorno? Certo che sono u' Scazzamurrill'". A rivolgergli la parola è uno strano personaggio, dall'occhio grifagno e i capelli a spazzola. "Piacere, piacere, io sono Scupetton'. Ti volevo parlare, perche' ho saputo che tu racconti certe magagne", gli dice. U' Scazzamurrill, però, ha un gran mal di testa...troppa gente, troppe lamentele ha ascoltato negli scorsi giorni. E anche qualche strillo offensivo. "Edda', stamm' a senti'", insiste il personaggio, a dire il vero, un po' puzzolente oltre che petulante.

"Ma di cosa mi vuoi parlare?" gli chiede allora u' Scazzamurrill'. "D' a' munnezz'", gli risponde Scupetton'. "Ehhh?" dice con sorpresa lo gnomo. "Munnezza, rumenta, immondizia...di questo ti devo parlare Scazzamurrill'. E stammi a sentire perche' pure io, come te, non sono un normale essere umano. Se tu sei uno gnomo dispettoso, io sono lo Spirito della Munnezza. Ma, in questo paese, sono qualcosa di più: sono uno spirito inquieto, incazzato nero".

Vincendo la ripulsa olfattiva, u'Scazzamurrill' gli fa spazio e l'invita ad accomodarsi sotto la foglia del banano della Villa comunale. "Devi sapere, caro Scazzamurrillo, che mai come oggi io sono un senzatetto in questo paese", gli dice Scupetton' scandendo bene in italiano, come se si volesse dare un tono. "Da sempre la raccolta dei rifiuti qua è stata un problema. Ma da parecchi anni è una specie di dramma. Ma ti pare che io, Spirito della Monnezza, debba essere dilaniato da cani randagi ogni giorno da anni, perche' i cassettoni che contengono la rumenta sono inadeguati e qualsiasi botolo può farne ristorante? Ma ti pare che devo essere frammischiato con volgari materiali riciclabili, solo perche' il comune di Torremaggiore non è capace di organizzare una normalissima raccolta differenziata? E, poi, siamo seri! Non si capisce manco chi deve venire a mettere ordine nelle mie case, chi la deve raccogliere la monnezza. Da tempo si parla di un appalto, che già sembra abbia accento partenopeo. Ma intanto qua, i cani randagi possono stare tranquilli: la tavola resta sempre apparecchiata..."

A quel punto u' Scazzamurrill' lo interrompe. "Eddai, in fondo, anche i cani randagi sono creature viventi, anche loro si devono nutrire", gli dice benevolo u' Scazzamurrill', offrendogli la solita tisana di mammole. "Hai ragione - gli risponde Scupetton' - solo che con questa dieta i cani randagi rischiano di fare cagnolini con il cancro". U' Scazzamurrill' trasale. "Che intendi dire?" gli chiede.

"Vedi - spiega lo Spirito della Monnezza - il grosso del problema non sono ne' la raccolta differenziata, ne' le condizioni dei cestoni. Il guaio sono le discariche abusive. Una di queste (FOTO SOPRA) i carabinieri di San Severo l'hanno sequestrata qualche settimana fa...bella scoperta: c'era da anni, la conoscevano tutti. Ci hanno trovato 500 metri cubi di rifiuti speciali, ha scritto la Gazzetta del Mezzogiorno: derivati da attività di frantoio, derivati di demolizioni edili, arredi, pneumatici, elettrodomestici".

U' Scazzamurrill', a bocca aperta: "Azz'". Scupetton' gli sorride. "Ma questo non è il peggio, caro Scazzamurrill'. Il peggio sta a San Matteo. La vedi la FOTO SOTTO? Embe' là pare che ci stia pure l'amianto. Capisci che per i cani randagi non si tratta di un menù molto commestibile?", dice lo Spirito della Monnezza. "Beh, neanche per le persone sembra molto salutare", commenta u' Scazzamurrill'. "Le persone, i torremaggioresi - risponde Scupetton' - in fondo se lo stanno meritando: chi semina vento raccoglie tempesta. E non ti dico chi semina amianto e rifiuti speciali cosa raccoglie. Ma i cani, che colpa hanno i cani?".

Detto questo, lo Spirito della Monnezza scompare in una nuvoletta. Lasciando sotto il banano l'odore che tutti potete immaginare. E così ho trovato io oggi u' Scazzamurrill': spray deodorante in mano a cercare di rendere di nuovo abitabile il suo rifugio di fortuna.

giovedì, gennaio 12, 2006

I Libri del Matto


L'ha visto là. Stava come imbambolato. Guardava fisso quel portone chiuso e impolverato. Dondolava leggermente, come se si fosse stancato di stare fermo, in piedi immobile. Ma resisteva. Aveva i capelli ingrifati, lo sguardo iniettato di sangue. E borbottava qualcosa.

"Che fai, perche' stai fermo qui davanti?" gli ha chiesto incuriosito u'Scazzamurrill'. "Contemplo e ricordo", gli ha risposto l'uomo. "Cosa contempli? Cosa ricordi?" l'ha incalzato u'Scazzamurrill'. "Contemplo un portone chiuso...e ricordo cosa c'era dietro", gli ha risposto con logica pregnante l'uomo.

U' Scazzamurrill' ha dovuto insistere parecchio per convincere l'uomo a spostarsi da quel vicolo. L'ha invitato a casa sua, sotto la foglia del banano nella Villa comunale. Faceva freddo e gli ha offerto una tisana di mammole calda.

"Mi chiamo Alfredo u'Matt'. Tutti i giorni, dalle 9 del mattino, mi piazzo davanti a quel portone, nella speranza che riapra. O, meglio, nella speranza che il tesoro prezioso che si trova lì dentro venga tirato fuori, ritrovi la luce. Sai cosa c'era là, Scazzamurri'?". U' Scazzamurrill', pur facendo uno sforzo di memoria, non ricorda. "La Biblioteca comunale de Angelis", gli dice con un leggero tono di rimprovero Alfredo.

"Come posso dimenticare le ore che ho passato tra quegli scaffali polverosi, da bambino, a cercare libri? Non ero molto scrupoloso nei tempi di consegna, ma li conservavo scrupolosamente quei libri. E, soprattutto li leggevo", inizia a raccontare Alfredo. E' un fiume in piena: "La mia vita è legata a quella biblioteca, quanti ricordi! Come quella volta che al liceo facemmo sciopero in due..." Stupore d'u' Scazzamurrill': "In due?". Alfredo sorride: "Sì, in due. Lo comunicammo pure al preside. Poi, cosa pensi che facemmo? Mica andammo in un bar o in un pub...no. Andammo in biblioteca, prendemmo in prestito vecchie copie di Linus, andammo in Pineta e ci mettemmo a leggere. Passammo così la mattinata. Ma è uno degli episodi. Quanti libri ho letto grazie a quella biblioteca... Non che fosse frequentatissima, ma c'era ed era l'unica vera istituzione culturale di Torremaggiore. Oggi cos'è rimasto? Quanti libri sono lì, dietro quel portone, in quella vecchia sede pericolante e umida, a marcire? E i nostri figli, se vogliono un libro, dove lo prendono?"

U' Scazzamurrill' è colpito dal fatto che una vecchia biblioteca scassata possa far sentire così tanto la sua mancanza. "Ma non è solo la biblioteca il problema", continua Alfredo. "E' che a Torremaggiore, da un punto di vista culturale, non c'è più nulla. C'è ancora la stagione teatrale, ma è poca roba rispetto a un tempo. Per la cultura vengono stanziati pochi soldi, immediatamente succhiati in manifestazioni di pochissimo valore culturale, come il Corteo storico, che quest'anno ha preso 18mila euro. Non ci sono più neanche gli 'Amici della musica'. La parola cultura i nostri amministratori non sanno neanche cosa sia. La presidenza di un'altra istituzione culturale, la scuola musicale Luigi Rossi, è stata prima data a un pizzicagnolo per ripagare il sostegno elettorale, poi gli è stata tolta. Ma non perche' si sono pentiti o vergognati. Solo perche' il pizzicagnolo non gli serviva più ".

La foga di Alfredo, tuttavia, non convince del tutto u' Scazzamurrill'. "Non sarà mica solo colpa dei politici?", chiede lo gnomo. "No, certo, hai ragione", risponde u' Matt'. "Se in un paese ci sono una decina di banche, pub e negozi di alimentari in quantità, negozi di telefonini e boutique, e non c'è una sola libreria, fra un po' non ci sarà più neanche cinema, vuol dire che non c'è mercato per la cultura. Vuol dire che i libri non li comprano. Che comprano due, tre telefonini. Che comprano il macchinone. Ma non comprano libri. E questa è la morte di Torremaggiore. Un popolo che non cura la sua cultura è un popolo senza identità. Quando si è senza identità, si possono avere anche i soldi, si può andare anche in Bmw, come quella che ho visto parcheggiata davanti a uno scivolo per disabili con una ciungomma spataccata sulla portiera (u' Scazzamurrill' sorride), ma non si sarà mai 'ricchi'. Non si avrà mai un'idea di futuro. Chi fa cultura locale a Torremaggiore? E' dai libri di Pasqualino Ricciardelli, dalle ricerche di Mario Fiore, che non viene pubblicato niente di buono. E chi ci prova, come Severino Carlucci (che non è proprio nel fiore degli anni), quasi quasi viene preso in giro".

U' Scazzamurrill' è mortificato. "E' chiaro che il prezzo di tutto questo lo pagano i bambini, anche quelli che ancora non sanno leggere. Hanno e avranno padri che non sanno inculcare loro il valore della cultura, perche' non sapranno e non sanno cosa inculcare. Saranno disadattati, avranno come misura del valore umano la cilindrata della macchina, non quel che si è e si sa. Sarebbe ora di dare una svolta, ma chi lo dice è trattato come un pazzo, un presuntuoso. E lo soprannominano u' Matt'".

E' passata un'ora. Alfredo si alza. "Me ne devo andare, Scazzamurri'", dice e s'incammina con la sua andatura caracollante. U' Scazzamurrill' vorrebbe fermarlo, chiedergli qualcos'altro. Ma sa che non c'è tempo. E' l'ora di riapertura della biblioteca. O, meglio, è l'ora in cui riapriva la biblioteca. E Alfredo u' Matt' deve tornare lì, a fare la guardia a quel portone chiuso.

mercoledì, gennaio 11, 2006

Sciabole a Palazzo delle Nebbie


Sdragadang, sbrung, sburubung, clash. Uno spavento...u' Scazzamurrill', affannato, si va a nascondere dietro l'angolo. Ma cosa sono questi rumori improvvisi, molesti e metallici? E da dove provengono?

U' Scazzamurrill' stava tornando verso la villa, dopo aver trascorso tutta la mattinata segnando su un quadernetto i numeri di targa degli automobilisti che parcheggiano in divieto. Voleva seguire il consiglio di Lorenzo e fare quel che i vigili non fanno, mettere tante multe . Ma, non essendo un pubblico ufficiale, la multa consisteva in ciungomme (u' Scazzamurrill' ne è ghiotto) appiccicate alle portiere degli automobilisti indisciplinati e recidivi. Soprattutto sulle auto di quelli che parcheggiano occupando gli scivoli per i disabili. Anzi ne aveva addocchiata proprio una di quelle macchine, una Bmw lunghissima blu notte, ferma scientificamente in modo da impedire l'uso dello scivolo a chi è costretto ad andare in carrozzella. Stava per andare ad appataccare la ciungomma, quando è stato sorpreso e spaventato dal rumor di ferraglia. Anzi, a sentire bene, era proprio un fragore di sciabole. E da dove veniva il fragore?

Ma certo...dal roseo palazzone. Dal palazzo delle nebbie. Dal luogo ove tutte le magagne si compiono. Sblang, sbladabing, sbladabung. "E che succede?" chiede stupito e spaventato u' Scazzamurrill' a Paolone Chirecchje. Chi è Paolone Chirecchje? Paolone è uno con due grandi orecchie paraboliche, che lui tutto sa, tutto recepisce. Lo voleva affittare la Tim, Paolone, per usare i suoi grandi padiglioni auricolari al posto della mortifera antennona radiante. Ma lui ha detto no: un lavoro troppo statico...anche se l'idea di sentire le telefonate di tutti quanti un po' lo titillava.

"Insomma, Paolo', che succede?" chiede u' Scazzamurrill'. "Niente - risponde Paolone - è solo normale dialettica politica. Discutono di politiche dell'occupazione". Avere grandi orecchie è utile. A forza di sentire, s'impara anche a parlare la lingua della politica.

"Politiche dell'occupazione?" chiede stupito u'Scazzamurrill', sapendo che non è proprio il primo dei temi in agenda per la politica torremaggiorese. Molto più importante il Pug, l'edificabilità di certi terreni in certe aree del paese...come mai sciabolano per l'occupazione?

Paolone una mezza risposta ce l'ha. "Te la ricordi la vecchia questione degli LSU, i lavoratori socialmente utili?" dice Paolone Chirecchje. "Sì", risponde vagamente u'Scazzamurrill'. "Beh, dopo tanto tempo, bisogna pure - spiega Paolone - sistemarla la gente. E così si discute, diciamo, in maniera accesa. Io non ho sentito troppo bene (ah, quanto è modesto Paolone!), ma pare che i posti sono 10 e i candidati un po' di più. Quindi, a destra suonano le campane, a sinistra si sente uno squillo di tromba...".

U' Scazzamurrill' ha deciso: cercherà di saperne di più. E quando avrà elementi più precisi, cari amici e amici degli amici, ne scriverà. Ma ora basta: ci sono ciungomme da appiccicare.

martedì, gennaio 10, 2006

E Signorsì per una volta fu Signornò



A u' Scazzamurrill' oggi hanno raccontato una storia. S'è svegliato con la voglia di chiacchierare e ha pensato bene di andare all'Osteria. A Torremaggiore non ci sono osterie, ma solo bar e pub diranno gli scettici. E' vero nel mondo della realtà, non nel mondo fantastico delle fate e gli gnomi. U' Scazzamurrill' sa dove trovare l'Osteria. Basta scendere per a Chiazz' Pettenaria, girare per via dell'Utopia, svoltare per vico Fantasia ed eccola là, con la sua solita clientela di uomini persi tra un passato che non c'è più e un presente che fa schifo. All'Osteria, bevendo un buon bicchiere di rosso, senza bisulfiti, ha cominciato a parlare con un amico reduce del passato: u' Vecchje 'Mbriacon.

"Ma tu lo sai che Signorsì ultimamente, per una sola volta, è stato Signornò?" gli ha detto u' Vecchje 'Mbriacon, lanciandogli una zaffata alcolica sul viso. Girando leggermente il volto u'Scazzamurrill' ha espresso tutto il suo scetticismo. "Teo Marolla non ha mai detto 'no' a nessuno...magari fa dire 'no' ad altri per conto suo".

U'Vecchje 'Mbriacon s'è alterato: "Allora tu non mi credi amme'!" Con veemenza gli ha alitato ancora in faccia, fiaccando la sua resistenza, e ha iniziato a raccontare la storia.

"Anche se non mi credi - ha detto u' Vecchje 'Mbriacon - puoi chiedere in giro: tanto in paese lo sanno tutti quanti. Era autunno, quando le foglie morte cadono e gli amori nati in primavera si dissolvono. Così si stava dissolvendo l'amore politico di Ribaltello Di Pumpo e uno dei partiti della sua alleanza: Forza Italia.

Ribaltello però non è politico da indulgere in inutili nostalgie. E, in quelle ore tristi, in Lui si riaccese una fiamma. Ricordò i giorni felici trascorsi con Teo Signorsì e si disse: 'Perche' devo continuare a stare con questi qua, che non mi vogliono, non mi amano?' Immaginava che Teo cantasse 'Torna, 'sta casa aspetta a 'tte'. E, comunque, anche se non cantava, sapeva che Signorsì non ha mai detto 'no'.

Ma le ferite dell'anima non si placano. Andare impunemente dall'amante (politico, ovviamente) tradito, quando nella sua prima legislatura da sindaco Ribaltello si conquistò sul campo questo nome, non sarebbe stato opportuno. E così Ribaltello da Signorsì ci mandò un messo, un mediatore, un ambasciatore. L'ambasciatore fu A. F., un ex sindaco democristiano.

Ambasciator non porta pene, si dice. Ma quella volta riportò a casa di Ribaltello una pena, una triste pena. Signorsì, per una volta, aveva detto 'Signornò'. Così Ribaltello dovette limitarsi a una fredda coabitazione coi forzitalici".

Terminò così il racconto di u'Vecchje 'Mbriacon. Come consunto da uno sforzo sovrumano, la sua testa crollo sul tavolo accanto al bicchiere dove, ormai, era rimasto solo un timido rimasuglio del denso vino rosso che aveva scolato. Le sue parole si erano trasformate in un rantolo, in un russare potente che copriva il chiacchiericcio degli altri clienti perduti dell'Osteria.

U' Scazzamurrill' s'alzò, indeciso se dar credito o no a quella storia. Poi ricordò una vecchia frase dei latini: "In vino veritas".

lunedì, gennaio 09, 2006

Il Mostro

Oggi, come al solito, u' Scazzamurrill' s'è svegliato alla buon'ora. Ha deciso di fare un'altra bella passeggiata per Torremaggiore. Vedere quanto è cambiata. Il Palazzo Ducale è ancora là, è tenuto abbastanza male, ma almeno non è crollato. Ma...orrore! Basta scendere un po', camminare verso via della Costituente e sulla sinistra scopre che, ancora là, c'è il MOSTRO.

La mai completata Pretura. Mai completata perche', ovviamente, prima che fosse terminata, son sparite le preture. I litigiosi cittadini torremaggioresi, tuttavia, possono stare tranquilli. Per dirimere le loro copiose controversie resta un nutrito numero di giudici di pace. E dove si è pensato d'installarli? Ma ovvio: nel Palazzo ducale. Non sia mai a qualcuno dovesse mai venire la perversa voglia di andare a vedere l'unico vero monumento che Torremaggiore possiede. E' da un decennio che promettono di spostarli i giudici di pace, ma sempre là stanno. Probabilmente si giudica meglio a contatto con la storia. Forse lo spirito del Principe di Sansevero fornisce saggezza ai nostri beneamati giuristi.

L'ex sindaco, Teo Marolla, tante volte ha promesso di spostarli? Ma, si sa, Teo prometteva, prometteva...E l'attuale Ribaltello Di Pumpo, ormai al suo secondo mandato, che ha fatto in proposito?

Ma tant'è, la Pretura non c'è più, mentre i giudici di pace sono sempre là. Là dove doveva essere spostata la biblioteca, i cui libri risulta stiano a marcire a detrimento dei giovani torremaggioresi, che non hanno in paese ne' una libreria ne' ormai una biblioteca degna di questo nome. Ma a che cazzo serve la cultura, si deve essere chiesto l'ottimo trasversale consigliere/amministratore/politico torremaggiorese. I libri son fatti di carta e la carta è fatta dalla cellulosa e la cellulosa si prende dagli alberi. Insomma, la cultura è anti-ecologica! Meglio una bella colata di cemento...e di cemento a Torremaggiore ne è colato e ne sta colando tanto.

Il paese s'è allargato da tutti i lati. Anche dove non dovrebbe. Anche dove il terreno è argilloso. Anche dove c'è il rischio che s'allaghi tutto alla prima pioggia. Una specie di frenesia nel costruire. Forse da bambini i torrremaggioresi hanno tutti giocato troppo coi Lego.

Intanto, il verde spariva. Il verde vegetale, s'intende. Perche' quello sintetico delle vernici c'è, eccome. In mezzo al tourbillon multicolore col quale le vezzose famiglie torremaggioresi delimitano la loro proprietà, sia pure una finestra su un'unica facciata d'un palazzo, in questo paese-arlecchino, il verde c'è. Ma non è quello degli alberi, che sono tutti malati come le menti di chi non li ha curati, li ha lasciati morire. E' accaduto nella Pineta, come u' Scazzamurrill ha già raccontato.

In questa vigorosa colata di cemento, lo scheletrone della Pretura ha un posto d'onore. Con grande lungimiranza amministratori vecchi e nuovi non hanno pensato che, essendo ormai stanziati quei denari, conveniva comunque finirlo quel palazzone brutto. Almeno, non ci sarebbe stato per sempre uno scheletro di cemento, ma un edificio che in qualche modo si poteva sfruttare.

E, magari, a tempo debito, si poteva pensare, avendo ormai la struttura bell'e pronta, di portare a Torremaggiore quella sezione distaccata del Tribunale di Lucera che poi è finita ad Apricena. Ma l'allora sindaco Marolla era troppo impegnato a dire "sì, sì" a chiunque si presentasse nello studio del primo cittadino. Per poi far dire "no, no" a qualcun altro.

Così lo scheletrone di cemento è lì. Protetto probabilmente anche da una certa aura sacra...eh sì. Forse non molti sanno che....diceva la Settimana Enigmistica, la stessa mano che ha disegnato lo scheletrone preturale ha anche fatto il grande arco megalomane di fronte al Santuario della Madonna della Fontana. Mano parente, mano cementizia. Non ha mai capito, u' Scazzamurrill, se quel fontanone (che quando lo si apre a tutto getto allaga mezzo paese) celebra Santa Maria Vergine o San Cemento Armato. Di certo, non celebra la natura. Che' prima che ci colassero il cemento per fare la fontana, quello spazio era una bella aiuola e, oltre alle palme, c'era un lussuoso abete proprio lì dove la Madonna, oggi, non trova il riparo dell'ombra.

Il cemento come unico Dio dei torremaggioresi? No, non scherziamo: c'è anche il mattone, c'è il marmo bianco stile tombale...

E così, basta fare un giretto nel Codacchio, il nucleo storico del paese, per scoprire che il più bello dei suoi palazzi, la sede dell'antica Universitas, che ben altra tutela meriterebbe, ha la facciata rovinata da mattonelle inguardabili.

Intanto, si è pensato bene di lastricare Piazza Martiri e tutto largo Italia con un'improbabile pavimentazione marmo-lapide...e giusto perche' ci sono state spinte e proteste hanno inframmezzato l'incandescente biancore (ah il bianco della purezza....chiaro) con qualche motivo geometrico fatto alla bell'e meglio...

Il peggio di tutto, però, resta lui. Il MOSTRO. La Pretura abortita. E' là grigia, cupa. Questo sì un monumento: un monumento allo spreco di risorse, all'insipienza di chi ha programmato una roba del genere, all'impotenza di una classe politica torremaggiorese incapace di fare scelte e di proporle (e, perche' no, imporle) al Ministero della Giustizia, proprietario dell'immobile.

Dopo anni, quando hanno scoperto che qualche extracomunitario ci andava a dormire, hanno murato tutti gli ingressi. Peccato, erano l'unico segno d'umanità in quella vicenda. Comunque, c'è Vita nel Mostro. Piano piano la natura si riprenderà il suo spazio. Già hanno cominciato esserini quadrupedi con una lunga coda. Si chiamano "zoccole", unico vero inquilino di quella che non sarà mai la Pretura di Torremaggiore. Fate loro causa per occupazione abusiva...

venerdì, gennaio 06, 2006

Letture precarie


Oggi, giorno di festa, u' Scazzamurrill' ha deciso di non uscire da sotto la foglia di banano che gli offre rifugio nella villa. Al calduccio ha letto e ha appena terminato un libro bellissimo scritto da un 35enneFrancesco Dezio, che gli pare essere di Santeramo o cmq della provincia di Bari. S'intitola "Nicola Rubino è entrato in fabbrica" (Feltrinelli) e mette in scena frustrazioni, soprusi, speranze e disillusioni della nostra generazione nella sua eterna sfida per uscire dal precariato.

Mi ha ricordato un altro racconto di Dezio che è apparso su Liberazione tempo fa. E lo voglio incollare. Scrive bene e la lettura è sempre un bel modo di trascorrere l'Epifania. Il racconto s'intitola Sei troppo vecchio: hai 33 anni.

"Ho tempo. Ho tutto il tempo che voglio.
Sono tornato disoccupato. E domani ho un colloquio di lavoro. Staremo a vedere. Mettiamo sempre le mani avanti…

Per farla breve io e il tipo ci siamo mandati reciprocamente affanculo stamattina, e tu hai trentatreanni sei vecchio (veeecchio, veeecchio) e qui bisogna trottare e quello che mi produci tu in due giorni io lo faccio in un'ora e qui c'è gente che bussa alla mia porta

- E accogli chi vuoi, - gli dico, - chiama chi ti pare, l'importante è che sei contento. E tu lavori con lentezza e poi te ne vai in giro (allude a quelle uniche due uscite che ho fatto per presentare il libro) ma non potevo non dirglielo, non ho resistito all'impulso: gli ho dato dello sfruttatore. Poi a me il conflitto piace, perché fa saltare tutti i nodi al pettine. I trozzoli grossi così tiene, quel cornuto. Sei proprio come tutti gli altri del paese, contento? Gliel'ho detto nudo e crudo quello che è, eh-beh, che si credeva… Faccio per andarmene.
- Aspetta dove vai, devo dirti st'altra cosa.
- E che mi devi dire?
- Devo dirti che ci ho pensato.
- E che cosa hai pensato?
- Ho pensato che è meglio che non vieni più.
- E questo l'avevo capito non c'è bisogno che spieghi oltre abbiamo capito come siete fatti voi imprenditori vi conosco bene cioè tu mi tieni due mesi a lavorare gratis e non ti dico niente e devo ricordarti che tra me e te non abbiamo stabilito alcun contratto di lavoro e quindi può tranquillamente succedere che una mattina sta che tu ti alzi col ciuffo alla rovescia e mi mandi male mi mandi a casa fino ad ora non mi hai pagato…
- … Ma non ti ho pagato perché tu dovevi fare esperienza e poi non mi è piaciuta la reazione che hai avuto la settimana scorsa quando ti ho proposto la cosa (di venire a lavorare altri sei mesi in nero, pagato duececento euro)
- Mi sa che dura troppo questa esperienza (e poi, aggiungo in seconda battuta: quale reazione, non ti ho detto niente, mi sono stato zitto zitto, che dovevo dire quando tu mi hai detto che c'erano altri sei mesi "di prova"eh?, mi veniva solo da piangere) …
- Se io ti do questo (sbatte la tavola da disegno sul tavolo) eh, questo mica tu lo sai fare? E allora. Quello che ti chiedevo era di fare altri cinque o sei mesi di prova
- Ma che razza di prova è - dico io - se tu non mi garantisci niente dopo questo percorso cosa si fa? Tu non mi sai dire se mi prendi a collaborare a formazione non lo sai neanche tu cosa vuoi fare di me.
- Ah, chi l'ha detto potrei anche offrirti 1000 euro.
- Non chiedo tanto.
- Ti potrei dare 1000 euro ma mi devi rendere da 1000 euro.
- Pure una via di mezzo, - dico. - Mi so accontentare.
- Ah ma vedi il contratto, la collaborazione può esserci come tra me e un C*** (il mio amico grafico freelance che sta su) che a lui gli telefono perdo quei cinque minuti a spiegare quello che deve fare e pam me lo fa, pago, e finisce lì (gesto con le mani paf paf paf: il senso è possiamo "impattare", accomodare). Lui è uno che può pretendere i soldi può chiedere quello che crede tu non puoi pretendere niente un cazzo di niente…
- Si va beh (indietreggio, con l'intenzione di uscire).
- Sei troppo vecchio. Hai trentatrè anni. Tu ti svegli una mattina e scopri che vuoi tutte queste cose e vuoi questo e vuoi quest'altro… pretendi, giustamente, perché sei grande d'età… ma a me chi me lo fa fare a me di prenderti quando invece posso trovare un ragazzino uno che esce dalla scuola che me lo imparo come dico io (mano sul petto) e lo sottopago eh.
- E tu questo devi fare, - dico, - questo devi fare, vedi che avevo ragione? Sei come tutti gli altri in questo paese di merda.

Non so se aggiunge dell'altro. Esce dal mio campo visivo, me ne sto andando, esco dicendo: lo vedi che è come dicevo io - è proprio, proprio come dicevo io, esco senza salutare e chiudo la porta.

***
E quando la porta si chiude so di tutte le cose di cui dovrò ancora fare a meno, so che ho ancora la testa appesa al collo, quello va bene, e so che sono di nuovo fuori, libero, a spasso. Sempre sbattuto fuori, non solo non pagato ma pure visto con sospetto da queste merde umane. Le premesse c'erano tutte, qualche giorno fa l'aveva buttata lì… "Che ne pensi di aprirti una partita Iva, di metterti a conto tuo?... sai, ci sono un sacco di belle leggi... lo stato aiuta quelli come te, disoccupati di lunga durata"… una solfa alla quale mi sono tristemente abituato. Quand'anche mi avesse tenuto con se avrei dovuto sgobbare come un mulo per farlo felice (ma non troppo) degli esborsi cui sarebbe tenuto a fine mese.

Io non riesco a darmi un senso: sono anni che non compro un disco originale, che non vado a un concerto… per risparmiare su tutto. Sfrutto quel poco che ho per comprare qualche libro… mi basta questo. Ne ho bisogno per tenermi a galla come meglio posso. Non succede alcun miracolo: guardo in cielo e mi illudo che si spacchi di netto, che una luce mi illumini e smargini i contorni mi salvi o mi annienti del tutto, un santo o un supereroe. Vacillo come meglio posso in orizzontale, tra palazzoni stretti stretti, vago nella notte fino a che non vengo assorbito nuovamente dal traffico tentacolare, un polmone di lamiera che pulsa e che luccica. "

giovedì, gennaio 05, 2006

Sindaci e Canguri


Lo sapevate che a Torremaggiore ci sono i canguri? No? Eppure dovreste averli visti. Anzi, uno l'avete pure votato e l'avete fatto sindaco due volte. Di chi parlo? Ma è ovvio: di Ribaltello di Pumpo.

U' Scazzamurrill', appena riapparso a Torremaggiore, come dicevo ieri, si è recato alla Pineta per prendervi, come faceva in passato, alloggio. Ma non ha trovato più la Pineta. Cioè, ha trovato una Pineta Bonsai. Allora, indignato per il fatto di doversi accomodare nella Villa, che non ha mai amato, ha pensato di andare dal Primo Cittadino per esprimere il suo disappunto.

Entrato di soppiatto nella stanza del Sindaco (U' Scazzamurrill' è uno gnomo, entra dove vuole senza chiedere permesso), l'ha visto. Era un momento particolare. Il nuovo ufficio ristrutturato (costo 60mila euro secondo alcune fonti) scintillava. In quel momento Ribaltello, inconsapevole della presenza di u' Scazzamurrill', non aveva il trucco col quale normalmente dissimula la sua vera natura canguresca. E u' Scazzamurrill' ha potuto vedere....il marsupio. "Allora, allora - si è detto u' Scazzamurrill' - mi sbagliavo: il Sindaco non è una quaglia salterina, no. IL SINDACO E' UN CANGURO!"

Così s'è spiegato tante cose. Come ha fatto il sindaco Ribaltello a essere eletto nella prima legislatura con il centrosinistra e a passare (oplà) a centrodestra. E come ha fatto, dopo cinque mesi dalle elezioni che lo hanno visto confermato col centrodestra, a cercare di saltare ancora una volta col centrosinistra (ma a quanto pare gli hanno detto un bel "no"). E si è spiegato com'è che (a quanto ricordano alcune fonti di solito non smemorate) quando era sindaco col centrosinistra era uno dei pochi contrari alla lottizzazione Lippi e ora è uno dei pochi favorevoli. Per questi balzi logici e fisici, le fragili zampette della quaglia non bastano. Ci vogliono le solide e muscolose zampone d'un canguro.

mercoledì, gennaio 04, 2006

Una Pineta Bonsai


U' Scazzamurrill', si sa, vive nei boschi. Il suo habitat è tra gli alberi. E se oggi ha deciso di riapparire a Torremaggiore è solo perche' indignato dall'incuria con cui i politici e i cittadini comuni stanno rovinando quello che un tempo era un posto piacevole dove vivere.

A Torremaggiore, comunque, u'Scazzamurrill' ci veniva volentieri. Un bosco non c'è mai stato, è vero. Ma c'era un posto, una fresca macchia di verde, che tutta la provincia invidiava: la Pineta. E lì u' Scazzamurrill' prendeva sempre alloggio.

Non è solo per gli alberi, per quei freschi pini mediterranei che u' Scazzamurrill' faceva della Pineta il suo rifugio. No: u' Scazzamurrill' sapeva che lì si svolgeva la vita sociale e di relazione dei torremaggioresi da decenni. Ci arrivavi nel primo pomeriggio, d'estate e d'inverno, e ci trovavi i vecchietti a giocare a bocce. Con quelle belle bocce di metallo, pesanti. E i ragazzini gliele andavano a raccogliere in cambio di qualche spicciolo. Altri "nononn' " stavano su quelle belle panchine di metallo verde a prendere il fresco. Poi qualcuno ha avuto idea di imitare qualche città del centro, e ha fatto una colata di cemento per dar forma a una lunga fila di schifosissime sedie di cemento, che la gente non ci si può sedere perche' si sporca il culo. Poco male, in fondo la Pineta restava bella lo stesso. E, poi, le panchine di ferro per i vecchietti non le avevano mica tolte.

Il massimo era la sera e ancora meglio il sabato e la domenica. Il vialone era gramito di gente e, se era festa, tutti si mettevano il vestito buono. Uno spettacolo di colori, un cicaleccio allegro di voci. Poi, sul vialetto, ci stavano i più giovani. E su quel vialetto si consumavano chiacchiere, amplessi e canne. Qualcuno dice che ci si bucava pure. Cazzate, u' Scazzamurrill' sa che quelli che si bucavano non stavano li', ma dietro alla posta, al largo delle fosse. La Pineta era il grande crogiolo in cui s'intessevano relazioni, si formavano e si distruggevano coppie, si rinsaldavano amicizie, si consumavano tradimenti. Era il palcoscenico della prima pedalata in bicicletta, il posto in cui pavoneggiarsi col primo motorino. Era lo stadio di mille partite di calcio, dove i giocatori imparavano a dribblare gli alberi oltre agli avversari.

Tutto questo, o quasi, u' Scazzamurrill' pensava di ritrovarlo, tornando dopo tanto tempo a Torremaggiore. E, invece, niente...Della Pineta non restano che pochi tristi alberi agonizzanti. Sembrava un grande slargo, ma senza alberi è angusto, spoglio, decadente. I paesi vicini, ormai, hanno poco da invidiare e u' Scazzamurrill' si dovrà accomodare nella Villa. Un po' meno volentieri.

Nasce U' Scazzamurrill'


U' Scazzamurrill' appare all'improvviso. E' uno gnomo simpatico e dispettoso, che mangia solo frittelle e regala tarì, le antiche monete del Regno di Napoli, alle belle ragazze. Da tempo a Torremaggiore non si vedeva più. Ma oggi ha deciso di riapparire, dopo aver seguito per mesi il dibattito in corso sul forum di Dauniacom.

Sono tanti i temi che in quella sede hanno provocato discussioni, talvolta polemiche accese. E, anche a livello amministrativo, pare che ci siano state ricadute. E' chiaro che il dibattito e il confronto servono.

U' Scazzamurrill' si pone l'obiettivo di dare notizie, senza censure, su quello che accade nella vita amministrativa della nostra comunità. Con senso di giustizia, ma col suo stile da folletto.

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