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U' Scazzamurrill' appare all'improvviso. E' uno gnomo simpatico e dispettoso, che mangia solo frittelle e regala tarì, le antiche monete del Regno di Napoli, alle belle ragazze. Da tempo a Torremaggiore non si vedeva più. Ma oggi ha deciso di riapparire...

venerdì, luglio 30, 2010

Passa l'accordo programmatico, smentiti i Nostradamus

Prova di responsabilità dei partiti da destra a sinistra



E alla fine, tutti i "profeti" che dicevano a u' Scazzamurrill' che (nell'ordine) aveva sbagliato tutto, che Ciancio avrebbe alla fine volente o nolente dovuto fare un'alleanza con i tre "indipendenti", che Ciancio avrebbe fatto il ribaltone, che addirittura davano la lista di chi avrebbe votato cosa, si sono dimostrati fallaci. Hanno sbagliato tutto. Mentre u' Scazzamurrill' che molto tranquillamente diceva che o si sarebbe fatto l'accordo programmatico-tecnico o ci sarebbero state le dimissioni e lo scioglimento del consiglio, ha avuto ragione. Alla faccia soprattutto di chi ha lanciato contro lo gnomo anche qualche allusiva minaccetta.

Vincenzo Ciancio s'è dimostrato di parola: ha fatto un accordo limpido su base programmatica con De Vita e Leccese. Il presidente del Consiglio comunale è andato al centrodestra nella persona di Zifaro. Vicepresidente è Mina Leccese. Tutto sommato è stata una scelta equilibrata: visto che il sindaco è di centrosinistra non era fuori dal mondo che il centrodestra ottenesse un ruolo di garanzia. Le linee programmatiche sono passate con soli quattro voti contrari - da quel che ho capito - cioè quelli di Monteleone e dei tre "indipendenti". Due consiglieri erano assenti (uno del Pd e uno dell'Udc). Hanno quindi votato a favore: Pdl, Pd, Idv, lista Mina per la città e Forza Torre. Sel non è rappresentata in consiglio comunale (ma resta elemento fondante e rilevante del centrosinistra, tanto più che in prospettiva i progetti vendoliani danno a quella formazione un ruolo importante). In questa cronaca possono esserci marginali errori sui numeri (ho appena avuto per telefono le notizie), ma in quel caso non si tratterebbe di differenze politicamente rilevanti. Con questo voto è stato sbugiardato completamente (basta guardare i dati suddescritti) chi dava per certo un ribaltone che il sindaco non aveva mai neanche lontanamente ventilato di fare.

Anzi, altro che ribaltone, c'è stato un allineamento su un profondo e importante senso di responsabilità da parte di tutte le forze politiche ufficiali. Parliamoci chiaro: una convergenza programmatica di questo tipo è un fatto unico e storico per Torremaggiore, probabilmente irripetibile . Questo da un lato pone grandi preoccupazioni, perché non sarà facile la tenuta (ma con un lavoro leale di tutti, ce la si può fare), dall'altro offre un'opportunità storica. Mentre quest'amministrazione di salute pubblica realizzerà il programma, infatti, i consiglieri avranno un ruolo importantissimo di stimolo e di controllo sui contenuti. Questa volta più che mai. Se sapranno svolgere intelligentemente questo ruolo, come hanno fatto stasera, potranno contribuire in maniera decisiva a realizzare fatti importanti per Torremaggiore.

Lo sblocco della situazione amministrativa, poi, offre un'altra succosa possibilità, a parere dello gnomo. La realizzazione di un accordo programmatico permette di dare una cornice entro la quale la politica torremaggiorese può ridisegnarsi in maniera da far crescere una nuova classe dirigente giovane e riorganizzarsi sulla base di valori e ideali che mettano definitivamnete in soffitta il trasformismo imperante che ha caratterizzato gli ultimi decadenti anni. Anche questo è un obiettivo ambizioso e difficile, ma vale la pena tentare. Sia nel centrosinistra, come farà u' Scazzamurrill', sia nel centrodestra, come ovviamente si spera facciano altri. Quindi, è ora di rimboccarsi tutti le maniche.

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martedì, luglio 27, 2010

La trombetta della menzogna

Ancora violenza verbale e minacce idiote allo gnomo



La strategia della maldicenza, dei trombettieri della menzogna, è sempre anche una politica delle minacce. Come quell'anonimo che scrive a u' Scazzamurrill' che "un mare di merda gli pioverà addosso", evidentemente se non si realizzeranno i piani suoi o di qualche suo amico o di qualche amico dell'amico. Cosa vuol dire questo? Ma semplice: che chi oggi minaccia (o fa minacciare) metterà in giro efficaci trombettieri per raccontare menzogne, bugie, per cercare di sporcare lo gnomo. E' un metodo mafioso: in Sicilia si chiama "mascariare". E lo farà (faranno), per carità. Chissà cosa inventeranno su u' Scazzamurrill'. Lo gnomo attende quasi divertito: si accomodino pure. C'è chi lo fa da decenni a Torremaggiore e usando il metodo della menzogna fatta scienza hanno devastato la politica in questo territorio.

Manca tuttavia un elemento ai calcoli di chi ha mandato questo tipo di minacce a u' Scazzamurrill'. Lo gnomo non deve niente a nessuno, non ha mai chiesto favori a nessun politico, non ha alcuna macchia e quindi tutte le menzogne che diranno saranno basate sul nulla. Evaporeranno nello spazio e nel tempo. Mentre la voglia dello gnomo di contrastare questi sistemi - clientelari e paramafiosi - alla fine verrà ancor più rinsaldata. Ci pensino bene prima di tentare di "mascariare" u' Scazzamurrill'. Perché alla fine, come spesso accade, certe volpi finiscono per fare bella mostra di se' in pellicceria.

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martedì, luglio 13, 2010

I tre "indipendenti", una falsa alternativa

Un trappolone in cui vorrebbero a tutti i costi far cadere il sindaco



Da settimane continua una pressione lobbistica su u' Scazzamurrill' per "convincerlo" che andare con i tre "indipendenti" sarebbe una scelta giusta. Lo gnomo immagina che sul sindaco la pressione sarà ben più forte. Queste pressioni, spesso esercitate con arroganza, non sono tuttavia mai convincenti per u' Scazzamurrill'. Questo per un motivo in particolare: non spiegano il perché uno si dovrebbe fidare di un gruppo di consiglieri che ha cambiato sponda immediatamente dopo le elezioni e qualcuno aveva cambiato anche prima delle elezioni in un inedito tentato zompo di ritorno.

Bene, u' Scazzamurrill' non è un dirigente di partito, non è un organo di partito, è uno che ragiona con la sua testa. Qualche volta bene, qualche altra volta male. Ma, quando ne fa prima di tutto una questione di credibilità e coerenza, ragiona non bene, benissimo. Come si può fare un accordo con chi ha dato ampia dimostrazione di avere una concezione della posizione politica, diciamo così, molto ondivaga? Quanto durerebbe un'alleanza con chi cambia schieramento a ogni soffio di vento? Lo gnomo lo sa: qualche mese, giusto per intercettare la prima finestra buona per le elezioni. E intanto tenere sotto schiaffo il sindaco, costretto a fare il "primo cittadino delle cerimonie" come qualche esponente del Pd ha elegantemente augurato a Vincenzo Ciancio. Il sindaco lo sa e certamente saprà comportarsi di conseguenza.

La verità è che l'alternativa dei tre "indipendenti" è una trappola bella e buona, in cui la preda (il sindaco) morirebbe lentamente, dibattendosi ma non riuscendo a fuggire. L'unica possibile via d'uscita - a parte le dimissioni, ovviamente - è l'accordo di natura istituzionale che il sindaco ha pervicacemente e generosamente cercato di perseguire. Ciancio quella porta l'ha lasciata aperta, spalancata a De Vita. Ora sta all'ex candidato sindaco del centrodestra di cogliere l'occasione per fare una scelta di generosità e intelligenza nei confronti della sua città. Tre giorni fa, in una riunione per coordinare le iniziative contro la chiusura del Pronto soccorso, De Vita c'era e ha detto cose sensate. Mancavano invece i sostenitori dell'accordo coi tre "indipendenti", che forse erano poco interessati a questo tipo di tematiche. Ecco, sulle cose concrete, Ciancio e De Vita possono tranquillamente sedere allo stesso tavolo. Perché non farlo sulla base dell'accordo programmatico a tre (Ciancio-Leccese-De Vita) che in fondo è già stato raggiunto?

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sabato, luglio 10, 2010

Pronto soccorso, vogliono la legge della giungla

I nostri consiglieri regionali evitino la chiusura o non vengano più a chiedere voti a Torremaggiore



"Finalmente" è una parola impegnativa, che indica la fine di un percorso e un sollievo per averlo concluso. Ma, in bocca a un signore che dovrebbe rappresentarci tutti e che la usa per dire che a Torremaggiore verrà chiuso il pronto soccorso, cioè una struttura che salva le vite della gente, suona come uno schiaffo, un pernacchio, un'offesa. A pronunciare quel "finalmente" è stato il consigliere regionale Francesco Damone, in una nota affidata al bollettino della Regione Puglia in cui si rallegra della soluzione dei problemi d'organico del Pronto soccorso di San Severo, soluzione in verità trovata dall'Asl mettendolo in quel posto ai cugini torremaggioresi che vedranno chiudere il loro punto di primo intervento.

Damone, in questo caso, s'è dimenticato di essere un consigliere regionale. Evidentemente, volendosi accreditare coi propri concittadini di aver contribuito a mettere una toppicella sul congestionatissimo pronto soccorso del congestionatissimo ospedale sanseverese, ha pensato di essere solo un consigliere comunale. Peccato per lui che debba rispondere anche ai torremaggioresi, da cui ha preso tanti sonanti voti, come a tutti cittadini di questa regione e del suo collegio elettorale in particolare.

Che l'Ospedale di Torremagiore debba essere oggetto di una riorganizzazione, questo ce lo ripetono in tutte le salse da anni. Ma, a parte il fatto che la logica del consigliere Damone - mi porto i medici di Torremaggiore a San Severo - non porta a una riorganizzazione, ma alla legge della giungla, riorganizzazione - lo dice la parola stessa - significa gestire diversamente, non eliminare. Ed eliminare in particolare un servizio, come quello del pronto soccorso, che andrebbe invece potenziato e questo andrebbe anche a beneficio dell'Ospedale di San Severo, che sarebbe decongestionato.

Il problema, però, non è solo Damone. A questo punto a Torremaggiore è iniziata una lotta. Deve essere chiaro a tutti che, quando c'è un conflitto, chi non è con te è contro di te. E questo lo devono capire i nostri cari consiglieri regionali di tutti i colori politici. Sono sempre pronti alle elezioni a venire a Torremaggiore a pescare voti e preferenze. Adesso dimostrino che quella fiducia accordata loro dai torremaggioresi è ben riposta, specialmente quelli delle nostre zone (come gnomo di sinistra u' Scazzamurrill' si rivolge a Dino Marino, che è di San Severo ed è anche presidente della Commissione Sanità, a Elena Gentile, a Franco Ognissanti, ad Arcangelo Sannicandro): s'impegnino a far bloccare questo scempio e aprano un confronto serio che porti all'ammodernamento e alla maggiore efficienza del pronto soccorso per dare a questo territorio una sanità seria. Altrimenti, qua, non si facciano più vedere.

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giovedì, luglio 08, 2010

L'Aquila, un meraviglioso pacchetto di mischia

Nonostante le manganellate, gli aquilani fanno pacificamente valere le proprie ragioni



Come pensavano di fermarli? L'Aquila è città di rugby, gli aquilani sanno essere un meraviglioso pacchetto di mischia. E così non sono bastate le manganellate, non sono bastati i divieti. Gli aquilani sono riusciti a passare via del Corso, ieri a Roma, e ad arrivare sotto i balconi di Palazzo Chigi a urlare la loro sacrosanta indignazione contro un regime che li ha prima sfruttati a scopo mediatico e poi abbandonati a vivere la cruda realtà di una città annichilita dal terremoto e dall'indifferenza.

Dovevate vederli, gli aquilani, davanti alla sede della presidenza del consiglio. Gente di tutti i tipi, di tutte le età, sindaci con la fascia, gonfaloni delle città del cratere. Qualcuno usava i campanacci, qualcun altro ha tirato fuori addirittura una "vuvuzela". Tutti indifferentemente incazzati neri. Anzi, nero-verdi, come il colore di quelle bandiere che sventolavano orgogliosissimi.

Eppure la giornata è stata tesa. Solo un regime al crepuscolo può pensare di fermare la protesta annullandone la visibilità. E così si voleva impedire agli aquilani di raggiungere la Camera. Sono volate le manganellate delle forze dell'ordine, almeno due ragazzi sono rimasti feriti. Perché poi? A Roma di manifestazioni ce ne sono tutti i giorni. Eppure di quella manifestazione, lorsignori avevano paura. Forse perché hanno riempito di tante frottole le teste degli italiani e hanno paura che si sveglino scoprendo che su un avvenimento che ha riempito il cuore di tutti di dolore, si siano fatte speculazioni e si siano raccontate fandonie.

Quindi, hanno perso la testa. Invece di permettere, semplicemente, a gente civile e pacifica (non certo pericolosi black bloc, guardate le immagini di Sky per capire) di andare a urlare la loro giusta indignazione davanti alla Casa degli italiani (loro che una casa l'hanno persa), hano dato ordine di impedirla. Anche usando la violenza. Ecco, un regime al crepuscolo tende a usare la censura e la violenza. Questa è una cosa su cui riflettere, politicamente.

Gli aquilani hanno dato una grandissima, meravigliosa dimostrazione di cosa è la democrazia. Volevano impedire loro di manifestare, non ci sono riusciti. Beccandosi anche le manganellate, gli aquilani sono arrivati nei luoghi del potere, in maniera corretta e determinata. Da grande pacchetto di mischia, appunto.

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mercoledì, luglio 07, 2010

L'Aquila vola a Roma

Civile ma incazzata protesta degli aquilani, presi in giro e sfruttati da un paese marcio



Nei telegiornali di regime finirà come quarta, quinta notizia, se pure sarà riportata. Probabilmente, il TG1 dedicherà 15 secondi tra un pezzo sull'annoso problema "crema abbrozzante o crema solare?" e un ponderoso servizio sulle spiagge aperte a "Fido", come dicono ossessivamente le giornaliste imminzolinate, forse perché dire "cane" fa poco chic. Beh comunque sia, nell'immaginario telegiornale di u' Scazzamurrill', il fatto che a Roma oggi ci sia una civile ma incazzatissima manifestazione di cittadini aquilani, va in copertina.

Li hanno sfruttati a scopo elettorale e per fare spettacolo del dolore, ma loro - gli aquilani - hanno sempre reagito con civiltà e dignità. Oggi li trattano anche come terremotati di "serie B", non destinando loro le stesse dilazioni sul pagamento delle tasse che sono state date negli altri casi precedenti. Vogliono il pagamento delle tasse e degli arretrati, e lo vogliono subito. Poi chi se ne frega se non hanno ancora una casa (o una C.A.S.E.) e, soprattutto, se non hanno ancora la loro città. Fanno notizia, sì, solo quando c'è da fargli fare da retroscena a qualche passeggiata elettorale del premier o dei suoi accoliti. Tutto questo succede solo in un paese malato, marcio. U' Scazzamurrill', come migliaia di altri, non ci sta e oggi (sia pure per poco, perché purtroppo oggi lavora) va a mettere la sua faccia tra i suoi amici aquilani a piazza Venezia e davanti al Parlamento. L'Aquila deve tornare a volare.

Nota: la foto non è della manifestazione di oggi.

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giovedì, luglio 01, 2010

Saviano contro la legge-bavaglio

"Sono convinto che questa battaglia sia trasversale, che non riguardi neanche più le parti politiche, che stia accadendo qualcosa di molto pericoloso e complicato, che si stia iniziando a dividere il paese tra persone per bene, indipendentemente dalle idee, e banditi, indipendentemente dalle idee"


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La trombetta mendace

Cos'è un mandato? E chi dà il mandato al Sindaco? Una precisazione...



A Torremaggiore, come tutti ben sanno, ci stanno le trombette. Il trombettiere è un antico mestiere della politica locale, è un tizio che va in giro dicendo le cose dettate dal poteruncolo che, di volta in volta, deve accreditare delle boiate utili poi a farsi i cazzi propri. In questi due mesi, i trombettieri hanno suonato a pieni polmoni. L'ultimo motivetto recita così: "Il Sindaco ha avuto il MANDATO ad andare con i tre 'indipendenti'". Mo', al di là delle questioni specifiche e dei giudizi di merito, chiunque conosce un po' i fatti e usa un po' la testa sa che questa non può che essere una fesseria. Ma visto che 'sta boiata sta prendendo piede, u' Scazzamurrill' vuole fare alcune precisazioni TECNICHE.

Lunedì, dopo il patetico consiglio comunale abortito, s'è riunito il centrosinistra per fare col sindaco una valutazione della situazione e dare al sindaco indicazioni, consigli e quant'altro. Secondo i trombettieri in quella riunione il sindaco avrebbe ricevuto il MANDATO ad andare a trattare con i tre. Qualche trombettiere dice pure "a trattare preventivamente". Ma le cose non stanno così e manco potrebbero stare così.

In quella riunione, il sindaco ha ricevuto una serie d'indicazioni che vanno dal "dimettiti per davvero", al "dimettiti per finta", al "tratta coi tre", al "tratta solo con De Vita", al "tratta a 36o gradi e in caso dimettiti". Ora queste indicazioni e consigli non sono un MANDATO. Il Sindaco un mandato ce l'ha, ed è solo quello ricevuto dai cittadini quando l'hanno votato. I partiti, stante il sistema elettorale che prevede l'elezione diretta del primo cittadino, non possono vincolare il sindaco a un bel niente. Quindi, in quella riunione il Sindaco non poteva ricevere alcun mandato. Le scelte che farà, insomma, le farà mettendoci la sua faccia, non certo quella dei partiti, che al massimo possono decidere attraverso i loro organi competenti di non sostenerlo più. Ecco quindi sbugiardata la trombonata.

Ma allora, dirà il poco informato, u' Scazzamurrill' dice che in quella riunione nessuno aveva un mandato. Al tempo! Il Sindaco non poteva ricevere un mandato in quella riunione, e non l'ha ricevuto. Ma i rappresentanti di partito che stavano lì dentro un mandato ce l'avevano eccome. E qualcuno aveva mandati anche più stringentii degli altri. Faccio un esempio. Il Partito democratico, per dirne uno a caso (a caso?), non ha un segretario ma un coordinamento a tre e nessuno ha i poteri di un segretario (che in genere ha anche poteri d'indirizzo, ferma restando la fiducia degli organismi direttivi). Ora se uno di questi coordinatori avesse, per esempio, proposto di trattare (anche solo preventivamente) con i tre indipendenti, l'avrebbe fatto a titolo esclusivamente personale, visto che non esiste alcun voto del direttivo che preveda quella linea politica là. Se putacaso avesse parlato nella veste di membro del comitato di coordinamento, allora sarebbe andato molto oltre il suo mandato e dovrebbe rendere conto di un tale grave sconfinamento al direttivo del partito.

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