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U' Scazzamurrill' appare all'improvviso. E' uno gnomo simpatico e dispettoso, che mangia solo frittelle e regala tarì, le antiche monete del Regno di Napoli, alle belle ragazze. Da tempo a Torremaggiore non si vedeva più. Ma oggi ha deciso di riapparire...

domenica, marzo 23, 2008

Gramsci spiega la Casta


U' Scazzamurrill' non è uno di quelli che, quando certe teorie diventano "fuori moda", rinnegano tutto e buttano all'ammasso decenni d'elaborazione teorica e politica. Lo gnomo è rimasto di sinistra e certe idee, dal suo punto di vista, sono ancora valide. In particolare, a suo parere, restano validissime tanti dei concetti espressi da Antonio Gramsci.

Allora, come mero "divertissement" culturale, proviamo ad analizzare in termini gramsciani una questione centrale nel dibattito politico italiano, e anche torremaggiorese visto l'ultimo Consiglio comunale STRAORDINARIO. Si tratta del tema della "Casta", di cui tanto s'è parlato nell'ultimo anno sui media nazionali.

Ebbene, la "Casta" altro non è che una fascia politico-sociale (chiamarla classe politica è riduttivo, perché non sono solo politici a farne parte) che ha esercitato negli ultimi venti anni l'egemonia in Italia. E qui dobbiamo introdurre una distinzione fondamentale. Non abbiamo parlato di "classe dominante", perché siamo fedeli alla distinzione gramsciana tra "dominio" ed "egemonia". Mentre il primo, infatti, esprime un mero possesso della forza (politica, militare, economica), la seconda invece implica anche la capacità della classe dominante di far combaciare il suo interesse con le aspirazioni delle classi subordinate. Anche per questo, spesso l'egemonia è usata da Gramsci nell'accezione di "egemonia culturale".

Questa distinzione è importante, perché la classe egemone deve avere la capacità non solo di comandare, ma anche di "dirigere" la società. Ovvero di essere "classe dirigente". E deve avere la forza persuasiva di far aderire le classi subordinate al suo progetto. E, tuttavia, accade che l'esercizio dell'egemonia da parte delle classi egemoni entra in crisi. Oggi, ad esempio, abbiamo una situazione economica difficilissima in Italia. I salari sono fermi da un decennio, il paese è esposto alle turbolenze dei mercati internazionali, a partire da quello dell'energia, che provocano rialzi dei prezzi e una spirale inflazionistica. Siamo sull'orlo di una recessione mondiale, che rischia di trovare l'Italia in una situazione di grave fragilità. E, in questo senso, la classe egemone ha esercitato il suo potere contro e non a favore dell'intero tessuto sociale. Nell'ultimo decennio, infatti, se tanti si sono impoveriti, altri si sono arricchiti. Interessi confliggenti, insomma.

Gli ultimi anni hanno dimostrato chiaramente che la "classe dirigente o egemone" italiana non è stata capace di esercitare l'egemonia e, per questo s'è trasformata in "Casta". Cioè, ha perso la capacità di far apparire i propri interessi combacianti con quelli delle classi subordinate, mostrando di essere qualcosa di irrimediabilmente "staccato". Le classi, nell'Occidente capitalista avanzato, devono essere mobili (vd. ascensore sociale), mentre le "caste" indiane sono cristallizzate. Nelle prime dovrebbe contare principalmente il merito, mentre nelle secondo conta solo il censo. L'Italia di oggi pare avvicinarsi più al secondo modello che al primo. Ed è quello che il ceto dominante italiano ha perseguito, rinunciando a essere classe dirigente. Insomma, a mio parere, il termine "Casta", con tutto il suo connotato spregiativo, altro non è che un modo per rappresentare una "crisi d'egemonia".

Cosa accade quando un ceto dominante entra in crisi d'egemonia? E qui si pongono i dubbi. Secondo Gramsci, quando una classe dominante si mostra incapace d'essere egemone, lascia spazio alla classe subordinata per indicare concrete soluzioni che l'accreditino come classe dirigente, allargando la propria visione del mondo ad altre classi e creando il cosiddetto "blocco sociale". Ma, dai tempi di Gramsci, si sono susseguite altre crisi d'egemonia e s'è dimostrato - come ha scritto Giovanni Arrighi - che esistono crisi d'egemonia che non portano a questo risultato, ma a una "riforma" da parte della classe dominante, che permette di recuperare l'egemonia. In quel caso, afferma Arrighi, si può parlare di una "crisi-spia". Ora, se quella attuale in Italia sia una crisi d'egemonia vera e propria o solo una crisi-spia lo capiremo solo col tempo.

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