Vaticano-shock: no a depenalizzazione omosessualità!
Pensavo che, quanto meno, sui criteri minimi di civiltà, ormai anche il Vaticano avesse raggiunto degli standard elevati e i roghi di piazza, l'Inquisizione e cose del genere fossero solo una triste reliquia del passato. Mi sbagliavo. La decisione dello Stato vaticano di opporsi alla proposta presso le Nazioni unite di depenalizzazione universale dell'omosessualità è veramente scioccante.
Prima di tutto, di cosa si tratta? Si tratta di una richiesta, partita dalla presidenza di turno dell'Unione europea (Ue), cioè dalla Francia, che è stata adottata dai Ventisette. Chiede una cosa semplice: che l'omosessualità, comunque uno la consideri, non sia più un REATO.
Per intenderci: è così in diversi paesi del mondo, soprattutto in quelli teocratici e dittatoriali. L'iniziativa era rivolta, come messaggio a paesi come Mauritania, Arabia Saudita, Emirati Arabi, Yemen, Sudan, Iran, Afghanistan, Nigeria, Somalia. Paesi che applicano la pena di morte per l'omosessualità. E per questi - potrà dire la Chiesa - già c'è l'opposizione alla pena capitale. Spiegazione debole, francamente, anche perché poi ce ne sono altri che non applicano la pena di morte. Ma gli omosessuali li sbattono a marcire in carcere, li torturano, li straziano.
Cosa dice per esempio il Vaticano di India, Pakistan, Birmania, Guyana (l'unico Stato latinoamericano dove l'omosessualità è reato), Sierra Leone, Uganda, Tanzania, Bangladesh, Barbados? Lì non c'è la pena di morte per i gay. Ma c'è il carcere a vita. Cosa ne pensa la Chiesa di questi paesi? E - potrei continuare - ci sono paesi dove per gli omosessuali c'è la frusta. Altri nei quali ci sono i lavori forzati.
Opponendosi alla depenalizzazione globale dell'omosessualità, insomma, la Chiesa non dice no a quel che fanno questi paesi. Quindi se ne rende complice. Quale che sia la sua interpretazione dell'omosessualità, come può Benedetto XVI non opporsi alla barbarie del carcere, la tortura, i lavori forzati per gli omosessuali? Francamente, uno scivolone così pesante sorprende.
Etichette: Cultura, Solidarietà, storia, Umanità
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