L'Aquila, il terremoto è sempre
A dieci mesi, ancora tutto da fare...
Dove andrà a passeggio il bimbo di Francesca, che non ha ancora un nome? Ti guardi attorno e vedi una città fantasma. Camminare per il corso dell'Aquila in un sabato del febbraio 2010 è un'esperienza dolorosa e straniante. Soprattutto se hai conosciuto questa splendida città prima dell'arrivo del mostro. E' come se il filo della sua antica storia fosse stato all'improvviso reciso.
Chiunque creda che il terremoto dell'Aquila sia stato alle 3.32 del 6 aprile 2009 si sbaglia. Il terremoto è oggi. E non lo è solo per i vigili del fuoco che, da quel giorno, continuano a lavorare e guadagnarsi l'ammirazione degli aquilani. Non lo è solo per gli aquilani, che sperano di tornare nelle loro case. Il terremoto è oggi, qui, per tutti noi, perché è solo all'Aquila che questo declinante paese, l'Italia, può capire se è ancora in grado di rialzarsi in piedi.
Le parole di Francesca entrano nelle orecchie e feriscono per la loro naturalezza. "Qua è morto un amico, l'hanno estratto vivo dopo sei ore che scavavano, ha respirato un'ultima volta e se n'è andato", racconta con calma. Mura diroccate, crepe, macerie. Non ce la fai neanche a tirare fuori la macchina fotografica, con cui volevi "documentare". Le Nikon non colgono il silenzio, come non registrano il buio notturno dei palazzi del quartiere di Pettino.
E' al centro dell'Aquila che capisci quanto c'è ancora da fare. Transenne ovunque, perché i vicoli sono pericolosi. E questa non è la cronaca del "giorno dopo": sono passati ormai dieci mesi dal sisma. C'è ancora tutto da fare, la gran parte delle strade del centro è impercorribile, perché non ci sono stati neanche i puntellamenti e i primi interventi per la messa in sicurezza.
Non è questione di far polemiche. Certo, ce la raccontano ogni giorno quest'Aquila "ricostruita", ma qui siamo ancora all'anno zero. Hanno scelto una strategia - grandi investimenti per i nuovi agglomerati del cosiddetto Progetto Case - e capiremo solo col tempo se è stata una strategia riuscita o meno. L'Italia, purtroppo, è il paese del Belice e dell'Irpinia. Però è evidente che nessuno può dire oggi che l'Aquila sia stata ricostruita. Non lo è nella sua identità urbana e culturale, non lo è nelle vite della sua gente, non lo è nelle loro teste.
"Prima del terremoto, neanche lo sapevamo che l'Aquila ha 185 monumenti", dice Francesca. Tante chiese, tanti palazzi uno addossato all'altro. Se entri in uno dei vicoli, stranamente aperto per la prima volta, ti rendi conto che è tutto fermo al 6 aprile. In più, questo duro inverno, con l'acqua, la neve e il gelo, stanno mettendo sotto stress strutture spesso pericolanti. Il rischio di crolli è sempre, drammaticamente presente.
Per quanto riguarda la popolazione, molti si sono sistemati con mezzi propri, altri sono entrati nel cosiddetto Piano Case e stanno man mano ricevendo appartamenti. Ma sono ancora oltre 10mila quelli che stanno negli alberghi o nelle caserme. Oggi, che la memoria si scolora, finisci per leggere sul Centro, il quotidiano locale, che i circa 6mila sfollati sulla costa adriatica devono spendere oltre 600 euro al mese in media per la loro vita di pendolari. Hanno tolto il Viacard gratuito. Arrivano le bollette della luce per le case distrutte.
Dramma nel dramma, si susseguono anche i licenziamenti. Perché poi, non dimentichiamolo, se nel resto del paese c'è la crisi, all'Aquila - a parte i settori legati all'edilizia - c'è la crisi e il terremoto. Così, finisci per leggere sul fianco della collina di Roio una grande scritta fatta con le pietre: "Compel licenzia". Quanti posti di lavoro si sono persi in questi 10 mesi? Quanta gente è caduta all'improvviso in povertà?
Francesca spiega che ha sentito di vittime "oscure" del terremoto, oltre alle 307 che se ne sono andate quella notte maledetta. Persone che si sono fatte morire di disperazione. E, in fondo, non serve neanche evocare casi tanto drammatici per capire quale sia la situazione: la leggi negli occhi delle persone. Anche i tuoi amici li trovi cambiati rispetto come li conoscevi. L'esperienza del terremoto segna, è totalizzante e loro la stanno vivendo ora per ora.
Ma quel terremoto - dicevo - non è solo aquilano. Questo paese dovrà dimostrare se ha ancora un'identità, la capacità culturale e umana di ricostruirsi. E questa dimostrazione, la dovrà dare all'Aquila. Non abbandonando l'Aquila. Facendo in modo che il bimbo di Francesca veda riconosciuto il sacrosanto diritto a passeggiare per le strade della sua città.
Grazie a Fernando Pandolfo per tre foto fatte col telefonino.
6 Comments:
sei un grande!!!
7:32 PM
Bel pezzo!
saluti
Pipino
9:43 AM
Caro Scazz ti faccio i complimenti per come hai toccato un tema così delicato. Penso che non si debba fare speculazione politica con i disastri e con vicende legate alla vita umana, però una cosa la voglio dire, è davvero deprimente vedere che trasmissioni televisive fanno vedere soltanto ciò che conviene!
Con stima
Il cittadino attento
1:15 PM
Personalmente credo che ogni disastro naturale e non.. debba far riflettere sulla necessità di adottare provvedimenti di prevenzione. Gianpaolo Giuliani ha a disposizione un sistema di controllo del radon che permette un preavviso massimo di 24 h.
Per non dimenticare l'Aquila ogni cittadina dovrebbe attivare certi sistemi, Torremaggiore compresa.
Non è campagna elettorale, non è una promessa impossibile, solo poche migliaia di euro per prevenire la morte di centinaia di persone. Spero che discutiate anche del progetto di Gianpaolo Giuliani.
Alberto Scudieri
1:13 AM
Sono d'accordo con Alberto, questa potrebbe essere una buona proposta da inserire nella bozza del programma del Centro Sinistra, anche perchè Torremaggiore è sia geologicamente che storicamente (in quanto statisticamente accaduto più volte di cui una con distruzione totale) zona a forte rishio sismico.
Il cittadino attento
11:19 AM
C'è poco da aggiungere a ciò che dici con rigore e passione, posso manifestare solo la mia totale condivisione. Hanno ragione gli amici che segnalano la necessità di inserire nel programma del centro sinistra le regole giuste per costruire case in sicurezza.Solo la legalità delle azioni urbanistiche e dei Lavori Pubblici può preservarci per il futuro dalle distruzioni, non solo dei terremoti.Ciò che è già accaduto in tante parti del mondo dovrebbe costituire lezione di storia e di morale. Penso, in questo momento, al dramma infinito di Haiti.( Berlusconi ha provato a giocare anche lì con la sua falsa immagine mediatica di salvatore)
Anonimorosa
12:44 AM
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