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U' Scazzamurrill' appare all'improvviso. E' uno gnomo simpatico e dispettoso, che mangia solo frittelle e regala tarì, le antiche monete del Regno di Napoli, alle belle ragazze. Da tempo a Torremaggiore non si vedeva più. Ma oggi ha deciso di riapparire...

sabato, maggio 16, 2009

Il giocoliere a la ragazza scalza (ovvero dell'alienzazione)


La compassione è impossibile in questo mondo andato in frantumi. Trasformati in monadi, rischiamo di non riuscire più a provare un senso di comune appartenenza e di partecipazione a sentimenti e condizioni dei nostri simili. Anzi, rischiamo di non percepirli più neanche come simili. Andiamo a cercare le differenze, più che quanto ci accomuna. E da quest'alienazione della comune umanità nascono ingiustizie, sopraffazione, guerre.

Oggi in un autobus, a Roma, ho visto a un semaforo di viale Aventino una scena che m'ha colpito. C'erano un ragazzo e una ragazza. Lui, con una bombetta in testa, allo scattare del rosso, si metteva davanti alle auto e faceva roteare abilmente le clave. Lei, una ragazza bionda e minuta, era vestita con una larga tunica rossa, uno straccio lurido, ed era scalza. Passava con un'altra bombetta in mano, a raccogliere le offerte dalle auto. Ma nessuno, apparentemente, metteva nulla.

Alla guida delle vetture - zona ricca, l'Aventino, con belle auto - signore, uomini in giacca, cravatta e occhiali da sole. Qualcuno parlava al telefonino, qualcuno guardava fisso avanti, quasi non vedesse o non volesse vedere. L'aspetto della coppia era di desolante povertà. Ma quello che m'ha colpito più di tutto, è stato il fatto che davanti a me avveniva una sovrapposizione di mondi. Quello dei due ragazzi, fatto del bisogno di chiedere un'elemosina, e quello degli automobilisti probabilmente benestanti. Due mondi che s'incrociavano per un istante solo, senza stabilire una vera comunicazione, perché uno dei due rifiutava l'altro. Ognuno poi si rituffava nel proprio flusso di realtà.

Quattro o cinque anni fa, mi capitò dopo tanto tempo di stare per un'ora intera nella Stazione centrale di Napoli, come mi accadeva spesso ai tempi dell'università. Vidi un gruppo di ragazzini, dai vestiti sporchi e laceri, che passavano per i cesti della spazzatura e raccoglievano quel che potevano. Era la prima volta che mi capitava di vedere una scena del genere a Napoli. In un primo momento, pensai a piccoli stranieri. Poi, però, mi passarono vicini e sentii che parlavano napoletano. Da allora, il mio occhio s'è abituato a vedere persone, spesso anziani, che girano per le strade di Roma a controllare se possono prendere qualcosa dai cestoni della spazzatura. Aumentano sempre più, come è in costante crescita il numero di senza casa che vedo dormire in cartoni, in letti improvvisati e luridi nel centro stesso della capitale.

Forse nella seconda metà del secolo scorso ci si era illusi di riuscire a sconfiggere l'indigenza. Oggi la povertà estrema sta tornando nelle nostre città, ma non la vediamo, è invisibile. E questo è grave, perché ci pone in una situazione peggiore di quella di inizio '900 quando, è vero, la povertà era più cruda, ma c'erano ideologie del riscatto, prima tra tutte quella socialista, per dare una speranza e una comunità agli ultimi. Oggi, la povertà è meno povera, ma è arida di prospettiva.

L'alienazione del senso d'un comune destino ci lascia soli di fronte alla modernità. La tecnologia ci costringe a confrontarci non più col nostro villaggio, ma con l'intero mondo. E però siamo soli ad affrontare questa sfida. Angoscia e paura sono sentimenti ovvi e i manipolatori delle coscienze se n'avvantaggiano.

Una paura che questi manipolatori sanno bene come indirizzare. Non verso chi davvero può toglierci - e spesso lo fa - tutto, ma verso chi sta peggio di noi. Ci fanno vivere come minaccia, per esempio, l'immigrazione e speculano aizzandoci contro chi non può reagire. Non risolvendo, poi, la grande contraddizione di fondo: il fatto che il sistema economico che regge tutto questo teatrino ha bisogno di quelle braccia. Da un lato ha bisogno di quella gente, dall'altro la nasconde. Noi, quando dovremmo dimostrare d'essere solidali con gli ultimi, voltiamo la faccia per non vedere. Forse per paura che quelle facce nere e spaventate ci somiglino un po' troppo.

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1 Comments:

Anonymous Anonimo said...

Caro Scazz devo farti i complimenti per come hai fotografato una realtà che ormai sta sempre più prendendo piede e tutti ne siamo consapevoli ma, per le paure interiori, facciamo finta di niente. Oramai si parla sempre più in informatica di realtà virtuale vicinissima a quella "reale"... analizzando la cossa, penso che ci stiamo costruendo sempre di più mondi virtuali pur di non vedere quello reale! Sostanzialmente è perchè ne abbiamo paura e ci rifugiamo in mondi che possiamo autocostruirci. Forse siamo essenzialmente "senza palle", voglio dire dovremmo combattere per un mondo migliore e invece ci alieniamo in noi stessi. Questo è perchè oramai manca la fiducia, sì purtroppo per come vanno le cose non si ha più fiducia di niente e di nessuno, neanche di noi stessi! La fiducia nel futuro, nel "mestiere" ce l'hanno tolta....affossata....
Chissà forse quei due ragazzi potevano essere stranieri o italiani, forse anche laureati... ma una cosa è sicura, erano senza più una speranza nel futuro. Questo è orribile, vivere senza una speranza è vivere in bianco e nero, anzi in grigio.
Chissà quando potremo "ricolorare i muri" (come diceva un nostro cantautore)....

P.s. carissimo Scazz devo ringraziarti per farci riflettere, per darci momenti intensi in cui soffermarsi e chiedersi "chi siamo" e "cosa vogliamo". Io purtroppo ancora non lo sò...


Un cittadino pensieroso....

9:13 PM

 

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