Napoli siamo noi /2
"Napoli siamo noi". Con l'accento sul "noi". La serata a tema di venerdì scorso è stata stimolante e produttiva. La partecipazione è stata superiore alle previsioni, tanto che gli organizzatori avevano scelto una saletta piccola rispetto a quelle che poi si sono rivelate le esigenze reali. Per di più, è stato piacevole vedere tante persone che non la pensano, da un punto di vista politico, in maniera uguale agli organizzatori.
La città partenopea, oggi sommersa dai rifiuti, è stata tre anni fa al centro di un libro di Giorgio Bocca dal titolo, appunto, "Napoli siamo noi". Da questa pubblicazione è partito un excursus che, toccando temi delicati dalla camorra alla gestione scriteriata delle varie amministrazioni regionali - da quella Rastrelli di centrodestra a quella Bassolino di centrosinistra - e alla fine del "rinascimento napoletano" che lo stesso Bassolino aveva contribuito a promuovere nella prima metà degli anni '90, è arrivata a delineare il profilo di quello che possiamo definire un vero e proprio disastro ecologico e sociale.
Ma Napoli non è un'eccezione, è solo il luogo in Italia dove le cose "accadono prima". Questa la tesi sviluppata nella serata, con esempi pratici che vanno dal Nord al Sud e da amministrazioni di destra e sinistra. In realtà, la fragile struttura sociale della Campania, rende più probabili le crisi. Tuttavia, il sistema dei rapporti politici, basato sul controllo di pacchetti di voti su logiche clientelari, è comune a tutto il Paese.
Ovviamente, la Puglia (dove, non dimentichiamolo, esistono 600 discariche abusive scoperte, figuriamoci quelle ancora ignote!) e il nostro territorio non possono dirsi per nulla immuni. Anzi, come è emerso dal dibattito, è integrato nel sistema di rapporti con la Campania per quel che riguarda l'agricoltura. In quanto alla politica, il sistema clientelare fa la parte del leone anche da noi.
Molte le proposte emerse, tra le quali la costituzione di una cooperativa per la raccolta porta a porta dei rifiuti differenziati. Tutto materiale che potrà essere parte del lavoro del nascente Comitato per lo Sviluppo, il quale si pone come punto di riferimento per coloro i quali, al di là del credo politico, intendono aprire un dibattito sulla possibilità di produrre uno sviluppo - equilibrato e sostenibile - per il nostro territorio.
Uno sviluppo che può partire, tuttavia, solo da un punto fermo: la volontà dei giovani di scrollarsi di dosso questa tara del sottosviluppo e di "rifondare" la nostra politica e la nostra economia su basi più solide e più pulite.
Etichette: Economia, Solidarietà, Sviluppo
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